Bruxelles – La crescita non si arresterà ma conoscerà dei rallentamenti, sulle riforme invece non servono tentennamenti. L’Unione europea se le aspetta, anche perché “sono state concordate con i governi”, e quindi non possono esserci ulteriori dubbi in tempi di incertezze. Perché la situazione “risulta un po’ meno benevola” da un punto di visto economico. E’ quello che possono dire per il momento i commissari Paolo Gentiloni (Economia) e Valdis Dombrovskis (Economia al servizio delle persone), in attesa di presentare le previsioni economiche d’inverno, attese per giovedì (10 febbraio).
Numeri non ve ne sono, ma alla commissione Affari economici del Parlamento europeo confermano una volta di più che la ripresa perderà di slancio. “Nel 2021 la ripresa è stata forte, con il PIL nell’UE tornato ai livelli pre-crisi”, premette Dombrovskis. “Sfortunatamente la situazione pandemica si è deteriorata nelle ultime settimane”. Colpa dell’avanzata della variante Omicron, il perdurare dei problemi nelle forniture, e il caro-prezzi. “In effetti la situazione economica appare un po’ meno favorevole nel brevissimo termine”, riconosce Gentiloni, che comunque anticipa: “Nonostante questi sviluppi negativi, le nostre previsioni invernali mostreranno che nel 2022 l’economia dell’UE continuerà a riprendersi dalla crisi del COVID”.
Ci si attende una revisione al ribasso, come peraltro suggeriscono i tecnici della BCE che hanno tagliato di 0,3 punti percentuali dell’eurozona per l’anno in corso. Gentiloni offre qualcosa che non si troverà nel documento di giovedì, vale a dire i dati su deficit e debito. Nel suo esercizio l’esecutivo produce due tipi diversi di previsioni economiche: quelle comprendenti tutti gli indicatori macroeconomici (PIL, inflazione, disoccupazione, deficit, debito) e quelle che hanno solo due dati (PIL e inflazione). Le previsioni di primavera e autunno (maggio e novembre) rispondono alla prima categoria, le previsioni di estate e inverno (luglio e febbraio) appartengono alla seconda. Ebbene, “il disavanzo di bilancio aggregato nell’area dell’euro dovrebbe diminuire sensibilmente dal 7,1 per cento del PIL l’anno scorso al 3,9 per cento quest’anno e al 2,4 per cento l’anno prossimo”. Allo stesso tempo, si prevede che il debito pubblico avrà raggiunto il picco del 100 per cento nell’area dell’euro nel 2021 e “scenderà abbastanza lentamente al 97 per cento entro il 2023”.
Dombrovskis prevede invece di fornire agli Stati membri le linee guida sulle regole di bilancio. Nel 2023 il patto di stabilità e crescita tornerà in vigore, e allora serviranno sforzi di “riduzione credibile e sostenibile” del debito. Per evitare di strozzare la ripresa, si produrrà un documento “interpretativo” delle regole, sulla scia della comunicazione per la flessibilità voluta dalla Commissione Juncker per attuare in modo meno rigide le regole sui conti. Intanto richiama gli Stati a fare le riforme. Patto o non patto, queste sono ineludibili. “L’idea è di collegare il recovery fund all’attuazione delle riforme contenute nelle raccomandazioni specifiche per paese”, risponde Dombrovskis a chi chiede conto dei soldi per il rilancio economico. Gli fa eco Gentiloni. “Chiediamo le riforme, riforme che sono state concordate con gli Stati”. Quindi avanti senza scuse. Laddove si possono evitare incertezze, è bene evitarle.
Perché anche a Francoforte guardano con rinnovata preoccupazione all’immediato futuro. “È probabile che l’attuale ondata di pandemia e le relative restrizioni continueranno ad avere un impatto negativo sulla crescita all’inizio di quest’anno”, avverte Christine Lagarde. Con i condizionali del caso la presidente della Banca centrale europea mostra ottimismo, ammantato comunque dalle incertezze legate a fattori non controllabili. I colli di bottiglia nelle forniture “persisteranno ancora per qualche tempo, ma ci sono segnali che potrebbero iniziare ad attenuarsi. Ciò consentirà all’economia di riprendersi fortemente entro la fine dell’anno”.