Bruxelles – La proposta della Commissione UE sul caricabatterie universale è “di fondamentale importanza”, ma si può fare ancora meglio. Dopo anni di proposte e risoluzioni sulla materia, il Parlamento Europeo è pronto ad avallare il quadro legislativo presentato nel settembre dello scorso anno dall’esecutivo comunitario, alzando ancora di più l’asticella: “È essenziale cogliere questa occasione quasi unica, anziché dover lanciare un nuovo processo in futuro“, ha sottolineato con forza la presidente della commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) dell’Eurocamera, Anna Cavazzini (Verdi/ALE).
Durante la presentazione della relazione di Alex Agius Saliba (S&D) in commissione – in vista della scadenza per gli emendamenti al testo prevista per martedì prossimo (15 febbraio) – è stato sottolineato che la revisione della direttiva sulle apparecchiature radio con l’inclusione dei caricabatterie di piccoli dispositivi (smartphone, tablet, macchine fotografiche, cuffie bluetooth, console per videogiochi) “avrà un impatto positivo per consumatori, ambiente e aziende dell’UE” e che “può essere il primo passo per una proposta sul caricamento universale di tutte le apparecchiature radio dal 2030”. Tuttavia, il relatore maltese ha sottolineato due aspetti-chiave su cui la proposta è carente e che rischiano di “vanificare una grande opportunità”.
Prima di tutto, “è necessario ampliare il campo di applicazione“, includendo altre categorie di apparecchiature radio: “Non capiamo perché non sono stati inclusi computer portatili, e-reader, mouse, laptop, giocattoli elettronici, lampade e gps che usano la porta USB”, ha messo in chiaro Saliba, sottolineando che “vanno tutti ripresi nel testo, per influenzare scelte sostenibili da parte dei consumatori al momento dell’acquisto”. La seconda questione riguarda invece i caricabatterie wireless, “un’opportunità per l’UE di rimanere al passo dell’innovazione tecnologica e non far avanzare una legislazione già morta”. Per tutti i gruppi al Parlamento Europeo “il 2025 è una scadenza verosimile per includere in questa legislazione anche le ricariche senza filo“, considerato il fatto che “i nuovi smartphone usciranno solo con questo tipo di caricabatterie”.
Al centro di tutto il progetto – miglioramenti compresi – c’è la necessità di abbattere gli sprechi nel continente, a partire dalle “decine di tonnellate ogni anno di rifiuti elettronici”. Ma anche di risparmiare costi non necessari, come il “mezzo milione di apparecchi importati annualmente in Europa”, e ridurre gli svantaggi per i consumatori. Tra questi anche la possibilità di acquistare il caricabatterie separatamente dal dispositivo elettronico, che “deve diventare lo standard di default, visto che attualmente circa un terzo di quelli venduti nell’UE non viene nemmeno scartato”. Come esplicitato anche nella posizione del Consiglio dell’UE, sarebbe necessario includere nell’etichetta la specifica se il prodotto è venduto con o senza caricabatterie universale e anche i dettagli sulla velocità minima e massima del caricamento.