Bruxelles – Si lavora a un compromesso tra i 27 Paesi membri UE sul fronte della politica migratoria, per superare uno stallo che dura ormai da un anno e mezzo, da quando nel settembre del 2020 la Commissione Europea ha presentato il Patto per la migrazione e l’asilo. Nel corso del vertice informale di due giorni tra i ministri UE degli Affari interni a Lille (Francia), emerge la possibilità sempre più concreta di superare “l’approccio a pacchetto”, vale a dire l’adozione di tutte le proposte normative nello stesso momento, considerate inscindibili dal punto di vista del bilanciamento dei principi di responsabilità e solidarietà.
“La strategia del tutto o niente non ha portato a nulla”, ha sottolineato con forza il ministro francese e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Gérald Darmanin, che in conferenza stampa ieri sera (giovedì 3 febbraio) ha rivendicato come un “successo” dell’amministrazione guidata dal presidente Emmanuel Macron “l’unanimità sull’adozione del Patto a tappe”. I punti su cui si dovrebbe impostare il compromesso sulla politica di migrazione e asilo tra i governi UE riguardano in larga parte il principio di responsabilità, ma con delle inevitabili cessioni anche sul piano della solidarietà tra Paesi membri.
In primo luogo, l’approccio a tappe dovrebbe sbloccare il Regolamento screening, che prevede l’introduzione di una procedura obbligatoria per i controlli di sicurezza sui migranti alle frontiere esterne dei Paesi di primo ingresso. Il secondo punto è l’adozione del Regolamento EURODAC (European Dactyloscopie), che impone agli Stati membri la registrazione e l’interoperabilità delle banche dati sulle impronte digitali per le persone che richiedono l’asilo o che soggiornano in modo irregolare sul territorio comunitario. Sommato alla visione della riforma dello spazio Schengen presentata dal presidente Macron a Lille, tutto questo si traduce in un tentativo di “registrare e trattenere le persone alle frontiere dell’Unione”, ha messo in chiaro il ministro Darmanin.
In cambio di più responsabilità ci sono delle aperture sui meccanismi di ricollocamento delle persone migranti, sulla base dell’accordo di Malta del settembre del 2019 (per chi viene salvato in alto mare). La solidarietà obbligatoria assume sempre più i contorni di una solidarietà flessibile o, ancora meglio, di un “meccanismo volontario di ricollocamenti“. Parlando di questo punto del Patto sulla migrazione e l’asilo, il ministro francese ha fatto sapere che la maggioranza dei Paesi membri UE si è detta favorevole “o con una forma di accordo della Valletta migliorato, o con un sostegno finanziario obbligatorio molto importante“. In altre parole, chi vuole può partecipare al ricollocamento, altrimenti sarà obbligato a versare un contributo finanziario: “Questa richiesta potrebbe spingere molti governi a scegliere la solidarietà”, ha aggiunto il ministro.
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Il compromesso raggiunto tra i ministri UE durante il vertice informale di Lille può a tutti gli effetti chiudere le prospettive dell’approccio a pacchetto sull’adozione della riforma della politica di migrazione e asilo presentata dalla Commissione. Una posizione che finora è stata avanzata dai cosiddetti Med 5 – Italia, Grecia, Spagna, Malta e Cipro – di fronte all’opposizione del Gruppo di Visegrád (Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Polonia) ai ricollocamenti obbligatori e le reazioni non molto entusiaste di quelli del Nord. A dire il vero, la possibilità di mini-accordi sulle singole proposte del Patto era iniziata a farsi strada già nel giugno dello scorso anno, con la lettera dei Med 5 sull’accordo per rafforzare l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) e trasformarlo in un’agenzia indipendente a tutti gli effetti (il mandato dell’UEAA è iniziato lo scorso 19 gennaio).
Un’ultima questione da considerare è che, sul tema della migrazione e l’asilo, si tende a dare più rilevanza alla posizione dei Paesi membri rispetto a quella del Parlamento UE. Entrambi sono però co-legislatori e non si può sottovalutare come si muoveranno gli eurodeputati nel far avanzare o meno i singoli dossier e come vorranno rapportarsi – una volta adottate le singole posizioni in plenaria – nel corso dei negoziati inter-istituzionali. L’approccio a pacchetto rimane ancora un cavallo di battaglia dei socialdemocratici, dei Verdi e della Sinistra ed è una posizione sostenuta a più riprese dall’Eurocamera. Con questi nuovi sviluppi bisognerà capire se si andrà verso qualche slittamento su posizioni più di compromesso, in particolare tra i liberali di Renew Europe, su cui il presidente Macron ha un certo ascendente.