Bruxelles – Alla fine Varsavia cede all’UE. In una conferenza stampa trasmessa anche sulla propria pagina Facebook, il presidente della Polonia, Andrzej Duda, ha reso noto di aver presentato un disegno di legge per abolire la sezione disciplinare della Corte Suprema, il casus belli di tutta la controversia sul rispetto dello Stato di diritto scatenata nel luglio dello scorso anno con Bruxelles.
Nonostante i toni da guerra fredda da parte del primo ministro, Mateusz Morawiecki, per la Polonia sta iniziando a diventare insostenibile la prospettiva di uno stallo prolungato sull’erogazione dei fondi UE, compresi i 36 miliardi previsti per il Paese dal Recovery Fund. A questo si aggiunge la multa da un milione di euro al giorno comminata il 27 ottobre dello scorso anno dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea alla Polonia per non essersi conformata alla sentenza sulla sezione disciplinare e per aver rincarato la dose, mettendo in discussione il primato del diritto comunitario.
La Commissione Europea ha esortato le autorità polacche a pagare i quasi 70 milioni di euro di multe accumulate, dopo aver ricevuto la risposta di Varsavia alla lettera che a fine dicembre aveva avviato la procedura d’infrazione. I portavoce dell’esecutivo UE hanno già chiarito che gli Stati membri sono obbligati a rispettare i pagamenti e che, in caso di rifiuto da parte della Polonia, Bruxelles può detrarli dall’erogazione di altri fondi UE attraverso una procedura specifica.
In attesa di conoscere gli sviluppi dell’iniziativa legislativa presentata dal presidente Duda e la reazione delle istituzioni comunitarie, bisogna ricordare che sulla questione delle violazioni dello Stato di diritto da parte della Polonia anche la stessa Commissione UE si trova sotto pressione. Il 20 ottobre dello scorso anno il Parlamento Europeo ha attivato un procedimento legale contro l’esecutivo UE a causa dei continui ritardi nell’attivazione del meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto, che vincola l’erogazione dei fondi del bilancio pluriennale UE al rispetto dei principi fondanti dell’Unione.