Bruxelles – Indispensabile ai fini della neutralità climatica, ma difficile da realizzare senza il giusto sostegno da parte dell’Unione Europea. Riciclo, rimozione, immagazzinamento del carbonio di origine fossile sono pratiche “indispensabili per raggiungere i nostri obiettivi di neutralità climatica entro il 2050 ma riconosco che è una impresa difficile e richiede sostegno mirato nel prossimo decennio e negli anni a venire”. A sottolinearlo è il vice presidente esecutivo Frans Timmermans, responsabile per il Green Deal, che questa mattina (31 gennaio) ha aperto i lavori della conferenza virtuale sui cicli del carbonio sostenibile. Un incontro tra politica e addetti ai lavori, che precede l’imminente presentazione da parte della Commissione UE sui certificati di assorbimento del carbonio e sui cui si tenterà un accordo politico tra istituzioni entro fine anno.
Finora l’approccio di Bruxelles per raggiungere zero emissioni (nuove) nette entro metà secolo si è concentrato su come ridurre le emissioni dai vari settori economici e la propria dipendenza dai combustibili fossili (che ne producono di più). Ora è il momento di chiarire come rimuovere e soprattutto riciclare il carbonio che già è presente in atmosfera. Servono nuove tecnologie studiate “per riciclare il carbonio” ad esempio “dai rifiuti, dalla biomassa sostenibile o direttamente dall’atmosfera” per fornire al settore industriale il carbonio circolare, ovvero derivato da un processo di riciclaggio. Il vice presidente ammette che il carbonio “rimarrà necessario per la nostra industria e (il carbonio riciclato) dovrà andare a sostituire il carbonio di origine fossile (non rinnovabili) in molte applicazioni industriali”, ha spiegato Timmermans convinto che questa sia una vera e propria “opportunità di business per l’UE”.
A dicembre la Commissione ha presentato un piano d’azione sui cicli del carbonio sostenibili, cioè sulle buone pratiche e soluzioni per la rimozione e il riciclo del carbonio. Innovazione e nuove tecnologie, ma anche soluzioni in natura, come l’agricoltura del carbonio (carbon farming) o l’uso delle foreste. Il nucleo duro di questo nuovo approccio sarà un quadro normativo sui certificati della CO2, che renda questo processo verificabile, che la Commissione dovrebbe presentare nella prima parte dell’anno. Indispensabile, secondo Timmermans, che questi dati sul sequestro e sull’immagazzinamento siano effettivamente verificabili e che “quando riceviamo i rapporti che indicano che c’è stato un sequestro” da parte degli Stati membri “questo stia effettivamente avvenendo”. E in secondo luogo, aggiunge il vicepresidente, “deve essere (un quadro normativo) semplice, in modo che sia accessibile a tutti gli agricoltori. Non solo ai grandi, ma anche ai piccoli agricoltori che hanno meno tempo e meno risorse finanziarie per investire in nuovi strumenti”.
Timmermans parla non a caso degli agricoltori, perché avranno un ruolo centrale nel definire piani d’azione per la rimozione di CO2 attraverso il suolo e le foreste. E la Commissione è consapevole che per incentivare queste pratiche bisognerà mettere in campo i giusti finanziamenti, soprattutto attraverso la politica agricola comunitaria (PAC) in vigore dal primo gennaio 2023.”I silvicoltori, gli agricoltori e altri gestori del territorio devono essere ricompensati finanziariamente per questo“. Timmermans sostiene di aver già iniziato a parlare con tutte le parti interessate, compresi gli agricoltori, da cui dice di aver ricevuto “feedback positivi” su questa proposta. Una conferma arriva anche dal commissario all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, intervenuto poco dopo. Quella dell’agricoltura del carbonio “sarà una grande opportunità” e “posso confermare che diversi Stati membri la stanno cogliendo attraverso i loro eco-schemi”.
La riforma della PAC ha previsto che il 25 per cento del primo pilastro (aiuti diretti agli agricoltori) sia investito in eco-schemi, ovvero pratiche verdi su cui gli Stati membri hanno ampio margine di decisione. L’Italia ad esempio destinerà circa 4,4 miliardi di euro a 5 eco-schemi (Resistenza antimicrobica e benessere animale, diserbo delle colture arboree, tutela degli ulivi di particolare valore, Sistemi foraggeri estensivi, Misure per impollinatori) senza prestare particolare importanza all’agricoltura del carbonio, ma il commissario polacco ha assicurato che è centrale in molti piani strategici dei Paesi membri.
Il tema è centrale anche nell’agenda della presidenza semestrale della Francia. Il ministro di Parigi, Julian Denormandie, è intervenuto per ribadire l’attenzione che Bruxelles dovrà riconoscere al “valore economico per chi intraprende queste pratiche”. I ministri dell’agricoltura ne discuteranno la prossima settimana a Strasburgo e Parigi punterà ad avere “già a marzo un accordo” sulla comunicazione della Commissione, in attesa del nuovo regolamento sui certificati di CO2.