Roma – La svolta arriva a metà mattina quando i leader dei partiti di maggioranza si arrendono all’unica soluzione possibile: il secondo mandato a Sergio Mattarella. Un’intesa siglata ancora prima della fine del settimo scrutinio in un vertice successivo, il modo più indolore per tutti per intestarsi la scelta e allontanare il fallimento di una settimana girata a vuoto.
I candidati bruciati prima di cominciare, le ultimissime della notte scorsa che hanno colpito anche le donne per l’imperizia e superficialità di chi le proponeva come Salvini e Conte. Ieri la sconfitta pesante della seconda carica dello Stato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, uscita con disonore dall’urna, colpita dal fuoco amico.
Nello scrutinio di questa mattina Mattarella ha ottenuto 387 schede e nella votazione di questo pomeriggio il bis arriverà con il via libera di tutti i partiti della maggioranza e la sola astensione di Fratelli d’Italia.
Il quadro istituzionale rimane stabile e nell’inevitabile inversione a U dei partiti è stato Mario Draghi che in un incontro al Quirinale con il Capo dello Stato si è dovuto far carico di una richiesta difficilissima, “per il bene e la stabilità del Paese“. Compito ingrato anche in considerazione delle innumerevoli volte in cui Mattarella aveva detto in modo chiarissimo di non volere in nessun caso un secondo mandato. Un supplemento di responsabilità che mette a nudo le mancanze di un Parlamento incapace di decidere e paralizzato dai veti incrociati. Lo stesso Parlamento che ora gli chiede di restare.