Bruxelles – Una settimana al via, ma c’è chi vorrebbe che i Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022 non iniziassero affatto. O almeno, non con la partecipazione dei Paesi dell’Unione Europea. Lo hanno chiesto in una lettera pubblicata da Euractiv 39 eurodeputati di sette gruppi politici e 27 deputati di sei Paesi membri (Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lituania, Lettonia, Danimarca), sottolineando come la situazione dei diritti umani in Cina dovrebbe portare al boicottaggio dell’evento culminante della 24esima Olimpiade invernale.
Il “passo falso” del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) di assegnare nel 2015 alla Cina l’organizzazione dei Giochi Olimpici 2022 (che prenderanno il via il prossimo 4 febbraio) è letto alla luce del tradimento delle promesse da parte del governo di Pechino all’indomani delle Olimpiadi estive del 2008. Allora, l’assegnazione sarebbe dovuta coincidere con un miglioramento della situazione dei diritti umani nel nella regione autonoma tibetana, nello Xinjiang e nella Mongolia meridionale. Tuttavia, “le proteste pacifiche del 2008 sull’altopiano tibetano sono state accolte da una violenta repressione da parte delle forze di sicurezza cinesi” e, al termine dei Giochi, “non c’è stata alcuna richiesta sostanziale per un’indagine indipendente su questi eventi“, si legge nella lettera. Nei 13 anni e mezzo che separano i Giochi Olimpici di Pechino 2008 da quelli invernali del 2022, “la situazione dei diritti umani ha continuato a deteriorarsi nel Paese, in particolare sotto la leadership del presidente Xi Jinping“.
Il Tibet è stato trasformato in uno “Stato di sorveglianza con centinaia di prigionieri politici sottoposti a tortura”, con un record di oltre 150 tibetani che si sono “immolati per protestare contro le politiche cinesi oppressive”. Nello Xinjiang sono detenuti in campi di rieducazione tra gli 1,8 e i 3 milioni di uiguri e altri popoli turchi, “subendo trattamenti inumani e indottrinamento politico”. A Hong Kong, “la vibrante comunità di attivisti per i diritti umani è stata rastrellata per aver semplicemente sostenuto la democrazia”. Nella Mongolia meridionale, i bambini sono stati privati del diritto di parlare la loro lingua madre, dal momento in cui “il governo cinese ha intensificato il giro di vite sull’identità culturale”. E infine a Macao la libertà di stampa e di espressione “è sottoposta a forti pressioni”.
Czech MEP @MarketkaG (Greens/EFA) against the human rights violations in #China: "No to slave labour in #Xinjiang". With the T-shirt #BoycottBeijing2022 #EPlenary pic.twitter.com/X0a45DAo3f
— Federico Baccini (@federicobaccini) January 19, 2022
Tutto questo si scontra con il Codice etico olimpico – che pone la salvaguardia della dignità dell’individuo come “requisito fondamentale dell’olimpismo” – con la Carta olimpica e con gli accordi siglati nel 2017 con le città ospitanti sui principi-guida in materia di diritti umani. Secondo gli eurodeputati, “dato che il CIO non è riuscito a mantenere i suoi impegni, è cruciale che i nostri governi diano voce alla loro disapprovazione delle politiche repressive di Pechino“.
Oltre all’adozione da parte dei Ventisette di dichiarazioni alla vigilia dei Giochi e la sensibilizzazione dei comitati olimpici nazionali su questi temi, per gli eurodeputati una via praticabile potrebbe essere il boicottaggio diplomatico, “astenendosi dal partecipare a qualsiasi titolo”. Una soluzione già espressa dal Parlamento Europeo con la risoluzione adottata nel luglio dello scorso anno e in linea con quanto annunciato da Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Canada: “È importante che l’UE concordi una posizione unitaria su questo tema e invii un forte segnale di sostegno alle comunità che soffrono sotto le politiche oppressive del governo cinese”, conclude la lettera.
A una settimana dall’inizio dei Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022 non sembrano però arrivare aperture da Bruxelles. Rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa sull’azione legale UE contro la Cina per le discriminazioni commerciali ai danni della Lituania, il vicepresidente della Commissione UE per l’Economia, Valdis Dombrovskis, ha messo in chiaro che “la decisione sulla partecipazione ai Giochi Olimpici non è competenza dell’UE e spetta agli Stati membri“, escludendo una posizione forte da parte dell’esecutivo comunitario.