Bruxelles – Le tensioni crescenti lungo la frontiera ucraina e il conseguente deterioramento delle relazioni tra UE e Russia preoccupano gli europei, che non dovrebbero però temere troppe ricadute sulle forniture del gas russo. Il Vecchio continente, in caso di eventuale chiusura dei rubinetti e tagli alle forniture quale conseguenza di queste frizioni, sarebbe comunque in grado di superare l’inverno e arrivare alla primavera, sostiene il think-tank Bruegel in uno studio.
Al 24 gennaio 2022 le riserve europee a dodici stelle risultavano al 42 per cento della loro capacità. Ci sono scorte, dunque, utili a far fronte all’inverno. Se tutto resta com’è – niente irrigidimento delle temperature, nessuna variazione della domanda o dell’offerta – le riserve dovrebbero toccare il minimo ad aprile, ma più in generale “nel breve periodo e considerando l’UE come aggregato, il blocco dei Ventisette sarà probabilmente in grado di sopravvivere a una drammatica interruzione delle importazioni di gas russe”, qualora le autorità russe dovessero istruire il fornitore nazionale in tal senso, assicura il centro studi.
Il vero problema si porrebbe in caso a partire dalla primavera. E’ vero che l’UE avrebbe a quel punto mesi a disposizione per correre ai ripari, ma lo scenario di una crisi energetica resta comunque all’orizzonte. Attualmente la Russia da sola fa fronte al 40 per cento dei consumi di gas europei, e rimpiazzare una tale quota di risorsa non è semplice. La questione rilancia il dibattito sul gas e sul nucleare, dando forza ai sostenitori di quest’ultimo. Poche settimane fa la Francia è tornata a insistere sulla necessità di continuare a investire sui reattori in nome della sovranità energetica, e quindi geo-politica dell’Unione.
La Commissione europea cerca vie d’uscita rilanciando le relazioni con il Qatar, mossa che incontra perplessità e contrarietà in Parlamento europeo. Anche se Ignazio Corrao, europarlamentare dei Verdi, ne fa una questione di sostenibilità ambientale più che di sostenibilità geo-politica: “Ursula Von der Leyen che si intrattiene con l’emiro del Qatar per parlare di maggiori forniture di gas dimostra miopia e mancato rispetto del tanto acclamato nuovo Green Deal europeo”.
Se il Medio Oriente può essere un’alternativa, l’alleanza transatlantica resta comunque la via maestra. Von der Leyen e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, diramano una nota congiunta rivolta soprattutto al Cremlino. “Gli USA e l’UE stanno lavorando congiuntamente per una fornitura continua, sufficiente e tempestiva di gas naturale all’UE da diverse fonti in tutto il mondo per evitare shock di approvvigionamento, compresi quelli che potrebbero derivare da un’ulteriore invasione russa dell’Ucraina“. Gli Stati Uniti sono già il principale fornitore di gas naturale liquefatto (GNL) dell’UE, ma si guarda oltre. “Stiamo collaborando con governi e operatori di mercato per la fornitura di volumi aggiuntivi di gas naturale in Europa da diverse fonti in tutto il mondo”.
Ma l’UE potrebbe dover rivolgere le proprie attenzioni altrove, in Scandinavia e in Africa. Secondo gli analisti di Bruegel “in linea di principio, l’infrastruttura esistente consente volumi di importazione aggiuntivi dalla Norvegia e dal Nord Africa e volumi aggiuntivi di GNL, che insieme (17 TWh/settimana) potrebbero sostituire le attuali (basse) importazioni dalla Russia”. Dunque l’UE potrebbe non restare in balia del freddo, neppure a partire dalla primavera. Ma la questione del gas russo torna a riproporsi.
La Commissione è consapevole della posta in gioco, e la responsabile per l’Energia, Kadri Simson , il 4 febbraio parteciperà alla riunione ministeriale del corridoio sud in Azerbaigian, e il 7 febbraio è attesa a Washington D.C. per il consiglio per l’energia UE-USA. Bruxelles dunque non resta a guardare. La Commissione, ha avuto modo assicurare Simson, “sta approfondendo la sua analisi di diversi scenari per assicurarsi che i piani nazionali esistenti siano adeguati, in particolare considerando i recenti sviluppi e livelli di stoccaggio”.
Di fronte ai rischi legati al gas russo e alle sue forniture, comunque la situazione sembra essere ancora gestibile. A Bruxelles ricordano come le politiche siano state adeguate e che rispetto al passato adesso “tutte le regioni hanno accesso a più di una fonte di gas e sono quindi meno vulnerabili” alle compressioni dell’offerta provenienti da un singolo fornitore, nella fattispecie Gazprom. In particolare, la fornitura di gas può fare affidamento su una rete a maglie con inter-connettori di gasdotti tra gli Stati membri e più terminali di gas naturale liquefatto (GNL) in tutta l’UE. Inoltre piani di mitigazione dei rischi esistono già. L’UE dunque appare pronta a eventuali modifiche delle politiche del fornitore russo. Ad ogni modo ci si prepara anche al peggio. “Gli Stati membri e la Commissione devono continuare a monitorare da vicino la situazione e riflettere su vari scenari per le prossime settimane”.