Roma – Sesta votazione con un nulla di fatto. L’elezione fallita di Elisabetta Alberti Casellati nel quinto scrutinio ha azzerato nuovamente i giochi e soprattutto lasciato dietro di sé macerie. Soprattutto nel centrodestra dove la tensione è alle stelle con gli scambi di accuse reciproci per i voti mancanti e le schede di sfida, sfregi spediti personalmente alla presidente del Senato dalla stessa Forza Italia. In discussione anche la gestione dei negoziati da parte di Matteo Salvini che stamani ha messo il treno della coalizione sul binario morto.
Senza quorum, dall’urna dei 1009 grandi elettori continuano ad arrivare segnali e sono sempre quelli che guardano al bis di Mattarella: per lui in serata si contano 336 schede il record finora, raccolte tra PD e M5S. Poi 106 quelle bianche e pochi altri voti sparsi, considerato che tutto il centrodestra è tornato nei ranghi astenendosi in massa.
Spazio nuovamente al negoziato che in serata registra finalmente il primo vero vertice bipartisan tra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Finora troppi nomi bruciati, qualcuno anche eccellente e ora tra le soluzioni in campo possibili, non è rimasto molto. Pierferdinando Casini è la carta dei centristi: raccoglierebbe consensi trasversali ma mette fuori gioco Fratelli d’Italia e dividerebbe il centrodestra. Rimane in gioco ma il borsino per lui è in ribasso.
Si capisce che la serata volge a giochi più seri e non ai nomi lanciati in pasto ai veti, con il colloquio numero due tra Salvini e Mario Draghi. La candidatura del premier, che ha resistito alle fronde di questi giorni, rimane la scelta migliore per molti ma non tutti, portandosi dietro il rebus di un nuovo governo tutto da inventare. Situazione delicata, nessun commento eccetto l’ottimismo di Letta, “finalmente abbiamo iniziato a parlare” dice prima di un secondo round. Il giro di colloqui termina con la nuova suggestione di una presidente donna, il nome resta coperto ma la scelta si limita ai nomi già emersi di Marta Cartabia ed Elisabetta Belloni.
Infine, c’è la chiamata “in ginocchio” da Mattarella per un secondo mandato, l’ultima spiaggia che però necessiterebbe di un appello unanime da parte delle forze politiche, condizione attualmente non assicurabile. Domani, sabato, doppia batteria di votazioni con la speranza di chiudere la partita ed eleggere il tredicesimo presidente della Repubblica.