Bruxelles – Il regime di aiuti di Stato da 3,8 miliardi di euro per la diffusione della banda larga previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell’Italia ha ricevuto il via libera della Commissione UE. La misura prevista dalla strategia italiana per distribuire reti ad alte prestazioni in aree del Paese dove non esiste una rete in grado di fornire almeno 300 megabit al secondo (Mbps) di velocità di download è stata valutata dall’Antitrust UE come conforme alle regole europee sugli aiuti di Stato: “È necessaria per ovviare alle carenze del mercato derivanti dalla mancanza di reti a banda larga in grado di soddisfare adeguatamente le esigenze degli utenti finali”, si legge nella valutazione.
“Questo programma dell’Italia sosterrà lo sviluppo di reti a banda larga ad alte prestazioni in aree attualmente poco servite”, ha commentato la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager. Contribuendo agli obiettivi strategici dell’UE sulla transizione digitale, “permetterà ai consumatori e alle imprese di accedere a servizi Internet di alta qualità” e “assicurerà che la concorrenza non sia indebitamente distorta“, ha aggiunto la commissaria. Per l’Antitrust UE è positivo che questo progetto sia interamente finanziato attraverso il PNRR, dopo la valutazione positiva da parte della Commissione nel giugno dello scorso anno: “Il piano italiano comprende importanti progetti di investimento nel settore delle comunicazioni elettroniche, tra cui lo sviluppo di reti fisse e mobili performanti”, sottolinea la nota per quanto riguarda gli obiettivi della transizione digitale italiana.
Il regime durerà fino al 30 giugno del 2026 e il sostegno economico avverrà sotto forma di sovvenzioni dirette. La Commissione UE ha rilevato l’esistenza di un fallimento del mercato dopo la mappatura delle infrastrutture attualmente disponibili e pianificate: “La misura prevista dal Recovery Plan dell’Italia ha anche un effetto incentivante, in quanto facilita lo sviluppo e la gestione di reti fisse ad alte prestazioni in aree in cui gli operatori privati non sono disposti a investire a causa degli elevati costi di sviluppo”. Le garanzie per evitare indebite distorsioni della concorrenza arrivano anche dal rispetto del principio di neutralità tecnologica – “non favorendo alcuna tecnologia rispetto alle altre” – e dall’individuazione dei beneficiari attraverso una procedura di selezione “competitiva, aperta, trasparente e non discriminatoria, che incoraggerà il riutilizzo delle infrastrutture esistenti”.