Bruxelles – Procede senza sosta il progetto di legge dell’UE per uniformare a uno stesso caricabatterie tutti gli smartphone, i tablet, le fotocamere digitali, le cuffie, gli altoparlanti portatili e le console per videogiochi. A quattro mesi dalla proposta della Commissione Europea sul caricabatterie universale per i dispositivi elettronici mobili, il Consiglio dell’UE ha adottato oggi (mercoledì 26 gennaio) la propria posizione, aprendo all’inizio dei negoziati con i co-legislatori del Parlamento Europeo (non appena sarà votata in sessione plenaria la posizione dell’Eurocamera).
La proposta prevede una revisione della direttiva sulle apparecchiature radio e l’armonizzazione delle porte di ricarica dei dispositivi elettronici: lo standard di riferimento diventerà la porta USB-C, anche per quanto riguarda la tecnologia di ricarica veloce sul lato del dispositivo elettronico (USB-C PD). La società più colpita da questo progetto sarà Apple, che per uniformarsi alle nuove disposizioni del Mercato Unico dell’UE dovrebbe modificare il suo attuale sistema di cavo Lightning per iPhone, iPad e iPod.
Inoltre, non sarà più necessario comprare un caricabatterie ogni volta che si acquista un nuovo dispositivo elettronico: in altre parole i consumatori potranno continuare a utilizzare il proprio vecchio caricatore indipendentemente dalla marca del prodotto. Per migliorare le informazioni fornite ai consumatori, il Consiglio dell’UE ha aggiunto in allegato alla proposta un pittogramma (un simbolo grafico che specifica le caratteristiche di un oggetto) che indicherà se insieme al dispositivo è fornito anche un caricabatterie universale, così come un’etichetta che indica le specifiche di ricarica.
Come sottolineato dagli ambasciatori nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper), che hanno approvato il mandato negoziale, “questo ridurrà i rifiuti elettronici associati alla produzione, al trasporto e allo smaltimento dei caricabatterie“. Secondo le stime fornite dalla Commissione UE a settembre dello scorso anno, si tratterebbe di una riduzione di quasi mille tonnellate all’anno, per un risparmio di circa 250 milioni di euro ogni anno per i consumatori.