Bruxelles – Poca fiducia nelle politiche italiane, molto più credito in quelle europee. La fotografia delle famiglie italiane è quella che contribuisce a offrire Eurobaromentro nel suo nuovo sondaggio, diffuso oggi (26 gennaio). Condotta tra ottobre e novembre 2021 e dedicata al Futuro dell’Europa, l’indagine tocca però diversi aspetti, tra cui l’economia. L’andamento della situazione preoccupa gli intervistati italiani. Secondo la maggioranza di loro (45 per cento), la disoccupazione è la principale sfida per l’UE, in questo momento. C’è poi una persona su tre (32 per cento) che al problema di creazione e conservazione del lavoro accompagna quello di un crescita insufficiente.
Si guarda all’Europa per politiche che in realtà ricadono nella sfera delle competenze degli Stati membri. Sono loro a dover creare occupazione e garantire strategia di miglioramento economico, eppure gli italiani inseriscono i due temi nell’agenda dell’UE. Una scelta che sembra spiegata dal grado di apprezzamento di politici e politiche nazionali. Tra pienamente soddisfatti (18 per cento) e sostanzialmente soddisfatti (32 per cento), c’è una metà del Paese che ritiene che la politica locale e nazionali sappia farsi carico dei problemi delle persone. Ma c’è l’altra metà del Paese, quella fatta di cittadini che fanno fatica a sentirsi rappresentati (6 per cento) o addirittura bocciano in pieno chi dovrebbe governare per loro, a livello locale come nazionale (44 per cento).
In questo clima generale, si guarda all’Europa. In famiglia, quando si pensa al futuro dei propri figli, si guarda all’Europa. “Il progetto UE offre un prospettiva per i giovani?”. A questa domanda più di sette italiani su dieci (73 per cento) rispondono ‘sì’, in un Paese dove i figli fanno più fatica che altrove a entrare nel mondo del lavoro. Questa fiducia nelle politiche giovanili dell’UE registra una crescita in termini di consenso pari a 11 punti percentuali rispetto al precedente sondaggio di un anno prima. Un andamento che risponde ad un rinnovato] apprezzamento più generale per l’UE in sé. Oggi quasi la metà degli italiani ritiene che far parte dell’Unione europea sia un bene (47 per cento, +8 punti percentuali), con il fronte dei convintamente di idea opposta ridotto al 14 per cento (-2 pp).
Ma c’è una sostanziosa fetta di intervistati, quasi quattro persone su dieci (38 per cento), che alla domanda sui benefici o meno di essere nell’UE risponde “né un bene né un male”. Solo altri quattro Paesi sui 27 dell’UE hanno un gruppo più nutrito di euro-indifferenti.