Bruxelles – L’andamento dell’economia mostra nuovi segnali di sofferenza. “La ripresa è in atto, ma sta perdendo slancio“. In sostanza, frena. Per questo motivo “è realistico immaginare un rallentamento, e dobbiamo essere pronti ad adattare la nostra risposta alla luce della situazione”. Paolo Gentiloni non offre cifre, che con ogni probabilità saranno contenute nelle previsioni economiche d’inverno che lo stesso commissario per l’Economia presenterà il 10 febbraio, ma invita di stare all’erta.
L’audizione in commissione Affari economici del Parlamento europeo è l’occasione per fare il punto della situazione e ragionare alla luce degli scenari. La prima cambia, così come i secondi. “Lo scorso anno si è fatto strada ottimismo, grazie alla campagna vaccinale e il miglioramento economico. Poi – ricorda Gentiloni – in autunno la prospettiva era di crescita”, al netto di fattori di rischio comunque presi in considerazione. “Ma da allora la situazione si è deteriorata a causa della variante Omicron” che ha iniziato a diffondersi costringendo a nuove misure di contenimento della pandemia. All’ottimismo si sostituiscono adesso nuovi, indesiderati dubbi. Il commissario comunque rassicura: “Non vedo la necessità di piani d’emergenza”.
Dunque tutto sotto controllo. O quasi. Di fronte a questo rallentamento servirà un atteggiamento prudente e al tempo stesso responsabile. Se da una parte bisognerà fare attenzione a non eliminare troppo rapidamente le misure di sostegno, dall’altra parte serviranno politiche di bilancio attente a non mettere in sofferenza lo stato dei conti pubblici. Qui è il vicepresidente Valdis Dombrovskis a ricordare che “quando le condizioni lo permetteranno gli Stati con elevati livello di debito dovranno impegnarsi a ridurlo”. Un monito soprattutto per l’Italia, a cui si invita a predisporre già da adesso un piano di rientro della spesa, senza attendere l’esito del dibattito sulle regole del patto di stabilità.
Dombrovskis e Gentiloni confermano di fronte agli europarlamentari che allo stato attuale l’orientamento della Commissione è presentare “linee guida interpretative” delle regole, uno strumento utile a garantire flessibilità nell’attuazione delle regole per evitare di stritolare l’economia. Un orientamento che risponde anche alle esigenze del ministro delle Finanze francese, Bruno LeMaire, presidente di turno dell’Ecofin, e per questo ascoltato prima dei due commissari. “Il dibattito tra cicale e formiche, tra chi vuole spendere e risparmiare, è superato”. Adesso, dice, “si tratta di trovare il giusto equilibrio tra investimenti e finanze pubbliche sostenibili”.
Il commissario italiano fa capire che per l’esecutivo comunitario spingersi oltre gli elementi di flessibilità diventa giuridicamente impossibile. “Sappiamo che la soglia del 60% nel rapporto debito/PIL deriva dalla media del debito dei 12 Stati membri” presenti al momento della scrittura del patto, “e quindi ritengo che questa soglia possa essere rivista, ma non spetta alla Commissione” farlo.
Dai commissari europei arrivano indicazioni esplicite ed implicite per i governi. Un invito diretto è quello di lavorare ad una riforma delle pensioni. “Serve un settore che sia sostenibile”, avverte Dombrovskis. Se oggi preoccupa un rallentamento della ripresa dall’entità imprevedibile, la sostenibilità delle pensioni “è qualcosa che ci preoccupa per i prossimi anni”.