Bruxelles – Parola d’ordine: coordinamento, anche di fronte alle nuove varianti del coronavirus. I ministri degli Affari europei riuniti a Bruxelles hanno adottato oggi (25 gennaio) formalmente la nuova raccomandazione sui viaggi nell’Unione Europea durante la pandemia COVID-19, sulla base dell’ultima proposta avanzata dalla Commissione Europea il 25 novembre sulla libera circolazione delle persone. La novità delle nuove regole è che prevarrà un approccio più centrato sullo status personale di chi viaggia con il Green pass (ovvero se è vaccinata, guarita o con il tampone negativo) rispetto alla situazione epidemiologica del Paese da cui si parte: viene ridimensionato, in sostanza, il ruolo che fino ad ora hanno avuto le mappe a colori sulla condizione epidemiologica dei Paesi – ad esempio quella realizzata periodicamente dal Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC) – che hanno orientato l’azione dei governi ad adottare nuove restrizioni.
Green Pass al centro della raccomandazione
Le nuove regole si applicheranno dal primo febbraio, quando sarà in vigore anche il regolamento che stabilisce un periodo di validità standard di 9 mesi (270 giorni) per i certificati di vaccinazione usati per viaggiare in UE. Proprio il Green Pass – il Certificato COVID digitale dell’UE – sarà lo strumento centrale di questo nuovo approccio: chi ne è in possesso, secondo la raccomandazione, non dovrebbe essere sottoposto a ulteriori test o restrizioni (quarantena o isolamento) all’ingresso in un altro Paese.
Per essere considerato valido, il Green Pass può contenere la prova di essere vaccinati con un vaccino approvato a livello europeo (non devono essere trascorsi oltre 270 giorni dall’ultima dose) ma gli Stati membri possono in autonomia decidere se accettare certificati di vaccinazione per vaccini approvati dalle autorità nazionali o dall’Organizzazione mondiale della Sanità per l’uso di emergenza; un risultato negativo del test PCR ottenuto non più di 72 ore prima del viaggio o un test antigenico rapido negativo ottenuto non più di 24 ore prima del viaggio; infine, un certificato di guarigione che non sia più vecchio di 180 giorni dalla data del primo risultato positivo del test. Alle persone senza un Green pass valido potrebbe essere richiesto un test effettuato prima o dopo l’arrivo.
Mappe a colori e freno di emergenza rafforzato
Le mappe periodiche a colori pubblicate dall’ECDC sulla situazione epidemiologica vedono un ridimensionamento, ma la raccomandazione non stabilisce di eliminarle del tutto. Viene adattata la metodologia con cui vengono realizzate e andranno a combinare i nuovi casi (tasso di incidenza) con il numero dei vaccinati e il tasso dei test effettuati. La mappa servirà principalmente “a scopo informativo” per gli Stati membri, che possono decidere di applicare ulteriori misure restrittive a chi arriva dalle aree con un livello di circolazione del virus particolarmente alto (in rosso “rosso scuro”): in questo caso, si raccomanda agli Stati di “scoraggiare” i viaggi da e per le zone “rosso scuro” per coloro che non hanno un certificato di vaccinazione o di guarigione dalla COVID-19.
Restano in vigore delle esenzioni alle restrizioni per i lavoratori transfrontalieri, i minori di 12 anni e ai viaggiatori essenziali. Oltre alle novità sul Green pass a proposta della Commissione agli Stati prevede inoltre una procedura modificata per il cosiddetto “freno di emergenza”, che consente agli Stati di reintrodurre misure restrittive in casi di aumento dei contagi semplicemente con una notifica alla Commissione e al Consiglio. D’ora in avanti, quando uno Stato membro impone restrizioni il Consiglio, la Commissione e l’ECDC, possono “riesaminare la situazione” e l’esecutivo può anche suggerire una discussione in seno al Consiglio.
“Oggi gli Stati membri hanno riconfermato che in linea di principio il possesso di un certificato Green pass dovrebbe essere sufficiente per viaggiare durante la pandemia. Questo accordo pone quindi il certificato COVID digitale dell’UE al centro del nostro approccio coordinato”, sottolineano in una nota congiunta Stella Kyriakides, commissaria alla Salute, e Didier Reynder, commissario alla Giustizia. La Commissione UE era fiduciosa che i Ventisette avrebbero trovato un accordo sulla raccomandazione che è stata messa a punto di concerto con gli Stati membri stessi. Come tutte le raccomandazioni della Commissione, però, non è però giuridicamente vincolante e rimane in capo ai governi la decisione sulle proprie frontiere esterne e interne.