Bruxelles – Da un lato riequilibrare la distribuzione delle risorse e dell’altro rafforzare la dimensione ambientale per alcuni specifici settori, come l’allevamento e olivicoltura. Queste le sfide dell’agricoltura italiana alla prova della nuova Politica agricola comune (2023-2027) che entrerà in vigore dal primo gennaio 2023, richiamate nel corso dell’evento “La nuova PAC e i possibili impatti sull’agricoltura italiana”, organizzato da Nomisma in collaborazione con Philip Morris Italia e Food Trend Foundation, svoltosi in diretta streaming da Bologna (il 21 gennaio) e dedicato a una riflessione tra esperti sullo sforzo che dovrà fare il Paese attraverso il suo piano strategico nazionale.
L’Italia è stata tra i 18 Stati membri “virtuosi” ad aver presentato a Bruxelles per tempo il suo piano strategico, una delle principali novità della riforma della PAC post 2020: i governi per la prima volta hanno margine per definire dei piani d’azione su come attuare gli obiettivi della politica agricola comunitaria, come assegnare le risorse e come contribuire anche agli obiettivi verdi dell’UE. “La nuova PAC, grazie alla sua rilevante dotazione finanziaria garantisce una prospettiva di medio periodo per l’agricoltura italiana ed europea”, ha sottolineato in apertura all’evento l’europarlamentare dei Socialdemocratici (S&D), Paolo De Castro, in qualità di presidente del Comitato scientifico Nomisma. “In un momento di profonda incertezza e drastici cambiamenti – dalla pandemia, alla forte spinta inflazionistica delle materie prime – gli agricoltori potranno contare su aiuti diretti e risorse per realizzare gli investimenti necessari lungo un percorso di transizione ecologica e digitale e garantire una offerta di cibo salubre e di qualità”.
Aiuti diretti (parte del primo pilastro della PAC) che saranno “molto diversi rispetto alla situazione attuale, sia per effetto dei nuovi plafond sia per la convergenza: oggi gli agricoltori sono certi di beneficiare del pagamento di base e del pagamento greening, pari al 85 per cento del plafond”, ha ricordato Angelo Frascarelli, professore dell’Università di Perugia e presidente ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). Tentando alcune simulazioni degli effetti della PAC sull’agricoltura italiana ha spiegato che “dal 2023, gli agricoltori saranno certi solo del pagamento di base, pari al 48 per cento del plafond. Diventa quindi fondamentale accedere agli eco-schemi, ma non tutti i settori lo potranno fare. I settori zootecnico, olivicolo, viticolo e frutticolo, tramite l’accesso agli eco-schemi e al sostegno accoppiato, riusciranno a mantenere i livelli di sostegno attuale. Invece, alcuni settori avranno una forte riduzione del sostegno. Tra questi, cereali a paglia, mais, tabacco, pomodoro da industria, ortive”.
Per la prima volta, nella strategia nazionale diventa centrale il tema della gestione dei rischi per agricoltori e aziende agricole che potrà contare su circa tre miliardi di euro e la realizzazione del primo fondo mutualistico nazionale a copertura dei rischi catastrofali, ad esempio quelli di natura climatica. Nell’ottica di dar slancio alla nuova PAC ma non solo, “gli accordi di filiera sono uno degli strumenti più importanti per rilanciare strategicamente il settore agroalimentare e per garantire rapporti più equi tra i diversi segmenti”, ha affermato Alessandro Apolito, capo servizio tecnico Gabinetto di Presidenza e Segreteria generale Coldiretti. “Non è un caso – ha aggiunto – che vengano definite come buone pratiche nel decreto legislativo di contrasto alle pratiche sleali e siano considerati centrali per il Pnrr e per il Piano strategico nazionale della nuova Pac”.
Sulla necessità di portare avanti gli accordi di filiera conviene anche Cesare Trippella, Head of Leaf Ue Philip Morris Italia, che nell’ottica “delle nuove regole e sfide di competitività del mercato globale, Philip Morris Italia porterà avanti il percorso di collaborazione avviato nel 2010, con le istituzioni e con Coldiretti, per sottoscrivere impegni pluriennali e accordi di filiera in linea con quanto fatto nell’ultimo decennio”. Un impegno “finalizzato a garantire una visione di medio e lungo termine e al contempo investire nella transizione eco-energetica e digitale, supportando quindi la sostenibilità ecologica, economica e sociale per una filiera ottimizzata ed efficiente”. A riconoscere l’impegno di Philip Morris per la filiera agricola e il rapporto con gli agricoltori è l’eurodeputato De Castro. “Una parte della produzione nazionale riesce a trovare una valorizzazione in questa innovazione del tabacco riscaldato, un’innovazione che potrà aiutarci in futuro a mantenere viva una filiera, quella tabacchicola, che come sappiamo, oltre ad essere un asset importante per la nostra economia ha anche un importantissimo ruolo sociale per le tante migliaia di persone che ci lavorano”, ha ricordato.
A conclusione dell’evento è intervenuto il sottosegretario alle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, ricordando che l’agricoltura “gioca un ruolo fondamentale nell’economia del nostro paese, può contare in questo momento su importanti risorse e su una maggiore flessibilità a disposizione degli Stati membri. Il Piano strategico nazionale affronta le sfide presenti e future che attendono il comparto. L’obiettivo è arrivare al 2027 con una sempre maggiore sicurezza e qualità alimentare, una più efficiente valorizzazione delle risorse naturali e un riequilibrio del valore, rafforzando la competitività delle nostre filiere”, ha concluso.