Bruxelles – Più donne ai vertici delle principali aziende europee. “Stiamo facendo progressi, ma non abbastanza e non ovunque nella UE”. Parla in questi termini Ursula von der Leyen intervenendo questa mattina (20 gennaio) all’evento di lancio del Premio per la diversità di genere promosso dall’associazione europea Women on Boards (EWOB). E promette, “in qualità di presidente della Commissione”, che “insisterò affinché la nostra proposta sulle donne nei consigli di amministrazione diventi legge dell’UE”.
Si riferisce alla proposta della Commissione UE avanzata nel 2012 di una direttiva ‘Donne nei consigli di amministrazione” per introdurre una procedura aperta e trasparente per raggiungere un minimo di 40 per cento delle donne nei consigli non esecutivi delle società quotate dell’UE. Era stata la commissaria europea alla Giustizia di allora Viviane Reding, lussemburghese, ad avanzare la proposta e a indicare il 2020 come termine ultimo per applicarla.
In realtà, nulla da fare. La direttiva è bloccata da dieci anni avendo incontrato l’opposizione di una minoranza di Stati membri in Consiglio dell’UE che si sono rifiutati di adottare l’obiettivo come legge. Tra questi anche la Germania della prima cancelliera donna Angela Merkel e alcuni Stati nordici e baltici. Oggi, von der Leyen, prima donna presidente della Commissione, vede le premesse per rilanciare il dibattito, complice il nuovo governo nella sua Germania e complice l’apertura dell’attuale presidenza francese che guiderà il Consiglio UE per i prossimi sei mesi. “Ho incontrato gli Stati membri e membri del Parlamento e sono fiduciosa che presto vedremo dei progressi. Non possiamo permetterci di perdere altri dieci anni”, ha detto von der Leyen questa mattina.
Il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, ha confermato ieri nel suo primo discorso di fronte all’Europarlamento che intende lavorare per aumentare le quote rosa ai vertici delle aziende europee. “Ridurre le disuguaglianze salariali tra donne e uomini, creare nuovi diritti per i lavoratori sulle piattaforme digitali, introdurre quote di donne nei consigli di amministrazione delle aziende, lottare contro ogni forma di discriminazione”, sono le parole usate dal presidente francese per fissare le priorità legislative delle prossime settimane. Non sono parole, ma “sono testi che arriveranno nelle nostre mani collettive nelle prossime settimane e che spero saremo in grado di portare a compimento durante questo semestre”, ha detto. Lo stesso ha confermato oggi in plenaria il suo ministro per gli Affari europei, Clement Beaune, assicurando che Parigi farà di tutto per fa ripartire i lavori sulla direttiva.
E’ questo il motivo per cui von der Leyen si dice ottimista. Appena una settimana fa ha confessato al Financial Times di essere pronta a collaborare con la Francia per spingere per la proposta di direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione durante i prossimi sei mesi, sperando che anche Berlino abbandoni la sua opposizione. La Francia è l’unico Paese dell’UE a figurare sul podio della rappresentanza femminile alla guida delle aziende europee, rivela l’indice annuale sulla diversità di genere (Gender Diversity Index) realizzato dall’associazione europea di cui è stata ospite von der Leyen e che ha analizzato 668 principali società quotate europee. Prima della Francia, Norvegia e Regno Unito (che non sono Unione Europea) e poi Finlandia, Svezia e Italia. Il rapporto pubblicato oggi conferma un trend positivo, ma i progressi restano lenti: la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione è aumentata di un solo punto percentuale rispetto all’anno prima ed è al 35 per cento nel 2021. Siamo ancora lontani dall’obiettivo che dovrebbe introdurre la direttiva del 40 per cento.
“I progressi sono sorprendentemente lenti anche nei paesi nordici, noti per essere molto uguali tra i sessi. Il cambiamento generalmente avviene solo quando sentiamo il bisogno di farlo. Gli obiettivi normativi fissati in Belgio, Norvegia, Francia e altri Paesi sono stati determinanti per far muovere i numeri nella giusta direzione”, ha commentato la presidente Hedwige Nuyens. E su questo è d’accordo anche von der Leyen: “Quando il cambiamento non avviene naturalmente, è necessaria un’azione normativa”.