Aggiornamento del 20 gennaio (ore 16.00). La relazione sulla legge sui servizi digitali nell’UE è stata approvata dal Parlamento UE con 530 voti a favore, 78 contrari e 80 astenuti.
dall’inviato
Strasburgo – E anche l’ultimo tassello del mosaico di leggi per la regolamentazione europea dell’ambiente digitale è stato posto. Gli eurodeputati si sono schierati in linea con il testo presentato dalla relatrice Christel Schaldemose (S&D) sulla proposta di legge UE sui servizi digitali (DSA), la prima legislazione al mondo che regolamenterà il settore digitale per garantire la protezione degli utenti dai contenuti illegali e dal funzionamento non trasparente di algoritmi e piattaforme online.
In attesa del risultato della votazione di domani (giovedì 20 gennaio), la maggioranza dei gruppi politici ha appoggiato la posizione del Parlamento UE in vista dei negoziati con i co-legislatori del Consiglio dell’UE (che ha già dato il proprio via libera il 25 novembre dello scorso anno). Dopo l’approvazione della relazione in sessione plenaria, potrà iniziare il trilogo (negoziato inter-istituzionale mediato dalla Commissione) anche sulla legge UE sui servizi digitali. I negoziati sulla proposta gemella sui mercati digitali invece hanno già preso il via a Bruxelles martedì scorso (11 gennaio), con l’obiettivo di raggiungere un’intesa entro la fine del semestre di presidenza francese del Consiglio dell’UE.
“È ora di mettere fine al Far West incontrollato del mondo digitale“, ha sottolineato con forza nel suo intervento la relatrice danese. “Internet ci ha fatto superare i confini nella vita di tutti i giorni, ma gli algoritmi non trasparenti hanno approfondito i fossati nelle nostre società” ed è per questo motivo che l’Unione deve “contrastare le condizioni non accettabili” poste dalle Big Tech. “Con questa legge miglioreremo la sicurezza dei consumatori e apriremo il vaso di Pandora degli algoritmi“, ha promesso Schaldemose, ricordando che “veniamo seguiti da vicino anche dagli Stati Uniti e dalla Cina”.
In questo modo si spiegano le posizioni degli eurodeputati sul meccanismo di rimozione dei contenuti illegali sulle piattaforme online, le garanzie per il rispetto della libertà di espressione e le disposizioni per aumentare la trasparenza sul funzionamento degli algoritmi che regolano i sistemi di raccomandazione (quelli che scelgono quali contenuti segnalare in automatico all’utente). Ma non bisogna dimenticare anche il divieto di utilizzo dei dark pattern (interfaccia-utente appositamente create per indurre in modo fraudolento gli utenti ad agire in un determinato modo) e le informazioni sulla monetizzazione dei dati personali attraverso la pubblicità mirata (qui il contenuto della relazione spiegato nei dettagli).
Prendendo parola a nome dell’esecutivo UE, il commissario responsabile per il Mercato interno, Thierry Breton, ha ribadito il concetto della lotta al “Far West che predominava nello spazio digitale”. Breton ha ricordato “le immagini dell’assalto al Campidoglio statunitense dello scorso anno” come “il punto culminante del ruolo delle piattaforme digitali nell’ambito dell’incitazione alla violenza e della disinformazione“. Dal momento in cui le Big Tech “hanno tratto profitto da tutto questo”, per le istituzioni UE “non è più tollerabile l’assenza di controllo democratico”. Come spiegato anche dalla whistleblower di Facebook Frances Haugen nella sua audizione al Parlamento UE, “è imperativo legiferare e non lasciare che gli interessi privati delle aziende interferiscano con i diritti generali dei cittadini”.
Concetti ribaditi dalla vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager: “Oggi mandiamo un chiaro segnale, che la nostra democrazia ha la forza di fissare regole per la tutela dei cittadini, grazie a una posizione unica e unita dell’Unione”. In merito alla legge UE sui servizi digitali, Vestager ha voluto soffermarsi soprattutto sui principi-guida che hanno ispirato l’azione delle istituzioni comunitarie: “Internet sicuro, protezione dai contenuti illegali e dai prodotti non sicuri, libertà di espressione online”.
It’s time to put some order in the digital “Wild West”.
A new sheriff is in town — and it goes by the name #DSA. pic.twitter.com/7YByqyTdX1
— Thierry Breton (@ThierryBreton) January 19, 2022
Il dibattito sui servizi digitali in plenaria
C’è generale soddisfazione tra i gruppi politici sul testo presentato dalla relatrice Schaldemose sulla legge UE sui servizi digitali. “Il DSA porterà una rivoluzione, riequilibrando il rapporto di potere tra consumatori e utenti”, ha commentato il capo-delegazione del Partito Democratico al Parlamento Europeo, Brando Benifei. “Le piattaforme non potranno più manipolare gli utenti sul consenso alla profilazione e gli algoritmi non saranno più scatole nere inaccessibili“, ha aggiunto l’eurodeputato dem, ribadendo che “questa risposta è in linea con le parole della coraggiosa informatrice per la democrazia, Frances Haugen”. La collega di partito Patrizia Toia ha aggiunto che “siamo la prima potenza del mondo a porre norme all’universo digitale”, anche se “possiamo ancora migliorarlo con regole da applicare a tutti gli intermediatori online“.
Andreas Schwab (PPE), relatore per la proposta di legge ‘gemella’ del DMA, ha avvertito che “la lista dei problemi del mondo digitale si è allungata, ma non è troppo tardi per agire”. Per l’eurodeputato tedesco è necessario “fare ordine in questo mercato, stravolto da attentati, violenze e disinformazione“, attraverso un intervento sulla trasparenza degli algoritmi. “Abbiamo un compromesso che non corrisponde appieno alle posizioni di nessuno, ma che ci offre un’ottima base negoziale con il Consiglio”, ha aggiunto Schwab.
Per la vicepresidente del Parlamento UE Dita Charanzová (Renew Europe) “dobbiamo imporre ai giganti digitali di essere trasparenti e poter mettere in discussione le rimozione dei contenuti”. L’eurodeputata ceca ha richiamato l’attenzione sul fatto che “tutti i provider di servizi digitali hanno una responsabilità sociale” e che la legge UE “sosterrà l’innovazione e le start-up”.
Appoggio all’impostazione generale della legge UE sui servizi digitali anche da Alexandra Geese (Verdi/ALE): “L’Unione sta responsabilizzando le piattaforme, perché la censura non è un’opzione in nessun Paese democratico“. Tuttavia, “avremmo potuto fare di più e vietare la pubblicità mirata per tutti gli utenti”, ha aggiunto l’eurodeputata olandese. Passi avanti sottolineati anche dal co-presidente del gruppo della Sinistra, Martin Schirdewan, in particolare sul divieto per i dark pattern. Richiamandosi allo stimolo di Haugen sul “colmare le lacune sui segreti aziendali“, Schirdewan ha avvertito che “la legge non fa però abbastanza sulla vendita dei dati personali”.
Dalle fila di ID, la leghista Alessandra Basso si è detta “non completamente soddisfatta, nonostante i miglioramenti”, soprattutto sulla questione del “troppo potere nelle mani della Commissione e un livello di sicurezza non sufficiente sui servizi extra-UE”.
Per Adam Bielan (ECR), la legge sui servizi digitali “è un ottimo testo finale, che modifica il funzionamento del mondo digitale in tutta l’UE”, anche se “ha bisogno di miglioramenti in fase negoziale, gli Stati membri non possono rimanere neutri”.