dall’inviato
Strasburgo – In mezzo alla bagarre dell’Aula di Strasburgo, scatenata dagli interventi di diversi eurodeputati francesi contro le politiche interne del presidente Emmanuel Macron, i membri del Parlamento UE si sono confrontati sulle priorità della presidenza di turno francese del Consiglio dell’UE. Polemiche a parte, è condivisa la necessità di dare seguito alle parole con azioni pratiche, dalla transizione verde e digitale alla difesa, dallo Stato di diritto alla politica comune sulle frontiere e la migrazione. In altre parole, per un rafforzamento della sovranità europea.
“Dopo il suo intervento, credo che l’Unione sia in buone mani nei prossimi sei mesi, visto che sono le stesse priorità di noi popolari”, ha esordito il presidente del gruppo del PPE, Manfred Weber. Tuttavia, “ogni sei mesi in quest’Aula ascoltiamo grandi progetti che i governi di turno ci presentano, ma quello che serve davvero è accelerare per un’Europa più sovrana”. Weber ha sottolineato le mancanze recenti del Consiglio sulle misure contro il presidente russo, Vladimir Putin, “nonostante dopo quanto successo in Ucraina“, sulla fine del diritto di vero in materia di difesa, sull’attivazione della procedura secondo l’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea (TUE) per le violazioni dello Stato di diritto in Polonia e Ungheria (“non è nemmeno sul tavolo”). Insomma, la presidenza francese avrà molto da fare fino a luglio, anche sul piano della lotta contro la povertà energetica e della crisi post-COVID: “Dobbiamo tenere unite le nostre società stimolando la concorrenza politica al centro, non scavando solchi tra populisti e progressisti”, ha incalzato Weber.
Anche Iratxe García Pérez, presidente del gruppo degli S&D al Parlamento UE, ha avvertito il presidente Macron che “la sua presidenza non passerà alla storia per le virtù oratorie, ma per i provvedimenti che riusciremo ad approvare”. Nell’agenda S&D c’è la “necessità di eradicare le disuguaglianze attraverso il rafforzamento del progetto dell’Europa sociale“, che si intervenga sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali, il reddito minimo, il fondo sul clima e parità di genere. Ma ritorna anche la questione dell’attivazione del meccanismo di condizionalità sullo Stato di diritto contro Polonia e Ungheria, “finché non rientreranno nell’alveo della democrazia”, e dell’Europa della difesa (“la crisi in Bielorussia e in Ucraina ci mostra che l’Europa della difesa deve spingere sull’acceleratore”). Le ultime battute di García Pérez riguardano la transizione verde: “La proposta della Commissione sul nucleare e sul gas non può soffocare il progetto verde dell’UE“.
Grande entusiasmo dalle fila di Renew Europe (senza sorprese, considerato il fatto che La République En Marche del presidente Macron è affiliato al gruppo dei liberali al Parlamento UE). “Con questa presidenza possiamo riprendere in mano il nostro destino sul rispetto dello Stato di diritto e sulla regolamentazione dei giganti del web“, ha commentato in Aula il presidente del gruppo di Renew Europe, Stéphane Séjourné. Un’altra proposta dei liberali europei è il Patto Simone Veil, “una serie di leggi progressiste in materia di uguaglianza di genere“. Grandi speranze anche dalla delegazione del Movimento 5 Stelle: “Contiamo molto su questo semestre, dobbiamo portare fuori l’UE dalle secche dell’immobilismo”, ha spiegato la capa-delegazione, Tiziana Beghin, presentando le tre priorità dei 5 Stelle: “Salario minimo, riforma del Patto di stabilità e crescita e spinta sulla politica verde ed energetica”.
Ma il dibattito in Aula è stato anche teatro di pesanti scontri sulle politiche nazionali di Macron (soprattutto in vista delle elezioni presidenziali di aprile), che hanno costretto più volte la neo-presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, a richiamare al rispetto delle procedure e dei tempi di parola. Primo tra tutti, l’eurodeputato dei Verdi/ALE Yannick Jadot, che ha puntato il dito contro il presidente francese: “Ormai è ora che ci presenti un bilancio di quanto fatto e non fatto”. I capi di accusa spaziano dall'”inazione climatica e l’alleanza climaticida, che salva il nucleare e sacrifica le ambizioni dell’Europa”, alle ipocrisie sull’accordo di investimenti con la Cina (“mentre il regime reprime nel sangue le proteste a Hong Kong e si macchia di genocidio contro gli uiguri”), fino alla politica migratoria che “fa morire i curdi che hanno combattuto per sconfiggere lo Stato Islamico”.
Durissime anche le accuse della co-presidente del gruppo della Sinistra al Parlamento UE, la francese Manon Aubry: “Macron si presenta come un campione dell’Europa, ma chi protegge davvero? Sostiene un’anti-abortista al vertice dell’Eurocamera, frena la direttiva sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali e protegge multinazionali e miliardari”. L’eurodeputata francese ha definito Macron “un campione di compromessi e discorsi ambigui“. Dall’estremità opposta dell’emiciclo, Jordan Bardella (ID) ha attaccato con violenza il fatto che “volete cancellare l’Europa delle nazioni e togliere diritti ai Paesi membri”, sottolineando che “le uniche priorità dovrebbero essere le frontiere”. Diverso l’approccio della destra di ECR, stando alle parole del co-presidente del gruppo, Raffaele Fitto: “Anche nel semestre francese ci baseremo sul rispetto e il confronto per tutti i dossier principali, perché vogliamo cambiare le regole e gli assetti a livello europeo, non presentare un progetto contro l’Europa”.