Bruxelles – Regole di bilancio e patto di stabilità, tutti smentiscono tutti e il dibattito si annuncia già tutto in salita. E sull’Eurozona si riaffaccia lo spettro dell’austerità. La prima riunione dell’anno dell’Eurogruppo vuole essere all’insegna della concordia, ma i buoni propositi naufragano subito, il tempo delle dichiarazioni di rito che precedono l’avvio dei lavori. C’è l’attesa per i ministri delle Finanze di Paesi Bassi e Germania, entrambi con un nuovo governo ed entrambi tradizionalmente fautori del rigore. La curiosità dura poco, e la risposta è all’insegna della continuità.
Sigrid Kaad, esponente liberale del quarto governo Rutte, esordisce in modo che più chiaro non si potrebbe. “Non ho mai incontrato i frugali, ed è un modo simpatico di definirli”, dice riferendosi ai membri dell’Eurozona più inclini a vincoli di spesa. “La frugalità è sempre un asset”. Fine della discussione. L’Aja non cambia orientamento, e quanti – come l’Italia – speravano in una nuova stagione politica di governance economica, si devono ricredere. “Su alcuni temi come il commercio siamo vicini alla Francia, su altri più vicini ai Paesi nordici e la Germania”.
Paschal Donohoe e Bruno Le Maire si danno un gran da fare per mostrare un clima disteso. Presidente dell’eurogruppo il primo, presidente di turno dell’Ecofin il secondo, uno popolare e l’altro liberale, si apprestano a dire che i due diversi consessi dei ministri economici (Paesi UE con la moneta unica e tutti i 27 membri dell’Union) intendono lavorare congiuntamente, in modo collaborativo e cooperativo. Ma i proclami sono spazzati via dalle dichiarazioni politiche.
Le Maire si ritrova di fronte alla stampa nel momento in cui sopraggiunge il nuovo ministro federale tedesco. Lo accoglie nella sua lingua, mostrando le conoscenze del tedesco. Ma il francese si espone oltre il dovuto. “Serve una crescita sostenibile e per tutti, e credo che questo possa essere condiviso dalla Germania”. Con il nuovo ministro delle Finanze di Berlino, dice, “abbiamo già discusso del patto di stabilita. Serve un patto, servono regole comuni. Deve essere un patto di crescita. Invertirei i termini: la crescita viene prima della stabilità”.
Christian Lindner è lì, a due passi. “Non so parlare in francese, ma credo di aver capito cosa ha detto il mio collega e voglio rispondere: è tempo di ricreare cuscinetti, e sono a favore delle riduzione del debito pubblico”. Dichiarazioni che segnano una diversità di vedute che si traduce in frattura Parigi-Berlino, che non giova all’Italia di Mario Draghi. ma “l’importanza delle regole di bilancio” sta nel fatto che esse “servono a rafforzare i mercati finanziari e aiutano la politica monetaria a garantire la stabilità dei prezzi”.
I Paesi Bassi chiudono a politiche espansive, la Germania frena su misure di spesa confermando la tradizionale vicinanza dei principali Paesi nordici sulle questioni relative ai conti. A rendere ancora più teso il confronto ci pensa il ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner. “Dobbiamo tornare a regole di bilancio più severe”.
Nel confronto dai toni elevati, il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, si ritrova sconfessato dall’Europa degli Stati. “Non stiamo riproponendo un dibattito vecchio“, azzarda a dire all’arrivo riferendosi alla contrapposizione tra il Paesi fautori dell’austerità e quelli favorevoli a flessibilità e libertà di spesa. Ma l’Europa è tutta qui, ancora una volta. Oggi come allora, con le stesse dinamiche e le stesse divisioni. E lo stesso spettro dell’austerità.