Bruxelles – “A causa della pandemia, il voto avverrà da remoto”. Per la prima volta nella storia del Parlamento Europeo, l’elezione del presidente avverrà lontano dall’Aula. O meglio, in formato ibrido, con il voto a distanza previsto per gli eurodeputati e le eurodeputate che decideranno di non recarsi a Strasburgo per i timori legati all’avanzata della variante Omicron del COVID-19.
Allo scoccare della metà della legislatura, martedì prossimo (18 gennaio) nella sede francese dell’Eurocamera si terrà in sessione plenaria l’elezione per il rinnovo dei vertici istituzionali, a partire dalla successione del presidente David Sassoli (deceduto martedì). I servizi del Parlamento UE assicurano che il sistema per il voto elettronico a distanza “è già stato testato” ed è affidabile: “Da un punto di vista giuridico e tecnico non ci sono problemi e non ci saranno ritardi” nelle procedure di voto e nella comunicazione dei risultati.
Come funziona l’elezione del presidente del Parlamento Europeo
All’elezione del presidente (e dei 14 vicepresidenti) del Parlamento Europeo partecipano tutti gli eurodeputati e le eurodeputate che compongono l’Assemblea, il cui numero attuale è di 705. Per essere eletto presidente, il candidato o la candidata deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti validamente espressi a scrutinio segreto. Attenzione: non la maggioranza assoluta del numero di aventi diritto al voto. Il loro numero coinciderebbe solo nel caso in cui tutti i 705 membri del Parlamento Europeo partecipassero alla votazione ed esprimessero un voto valido: in questo caso la soglia per l’elezione è fissata a 353 voti.
Tuttavia, bisogna considerare gli astenuti, le schede bianche e le schede nulle. In termini pratici hanno lo stesso valore e vanno ad abbassare la soglia richiesta per l’elezione. Facendo un esempio pratico, se 15 membri (su 705) si astenessero e ci fossero 20 schede bianche e 10 nulle, rimarrebbero 660 voti validamente espressi e dunque sarebbe eletto a presidente del Parlamento Europeo il candidato o la candidata in grado di raggiungere 331 voti (22 in meno rispetto a quelli necessari se tutti esprimessero un voto valido).
Possono essere votati solo i candidati presentati formalmente dai rispettivi gruppi parlamentari. Se al termine della prima votazione non emergesse nessun eletto, si procederà con il secondo turno e con un eventuale terzo: in linea teorica, al termine di ogni turno di votazioni possono essere presentati nuovi candidati. Nel caso in cui dopo tre votazioni non ci fosse ancora una maggioranza, si svolgerà un quarto e ultimo turno: qui sarà un ballottaggio tra i due candidati che hanno raccolto più voti al terzo turno. Vince chi ottiene più preferenze e, in caso di parità, viene eletto il candidato o la candidata anagraficamente più anziano.
Secondo il programma, all’apertura dei lavori (martedì alle ore 9) i candidati pronunceranno un discorso di presentazione. Dopodiché inizieranno le votazioni per l’elezione della nuova o del nuovo presidente del Parlamento Europeo. Il primo turno sarà alle ore 9:30 (i risultati sono attesi per le ore 11). Se necessario si svolgeranno i successivi turni: il secondo alle 11:30 (risultati alle 13), il terzo alle 15 (risultati alle 16:30), il quarto – e in ogni caso ultimo – alle 17 (risultati alle 18:30).
L’elezione dei vicepresidenti del Parlamento Europeo inizierà invece nel pomeriggio di martedì, dopo la nomina del nuovo o della nuova presidente. Nel caso dovesse essere trovata una maggioranza al primo o secondo turno, le votazioni per i vicepresidenti inizieranno alle ore 15 (risultati alle 16:30) e potranno svolgersi altri due eventuali turni (ore 17 e 19). Se per la presidenza servisse un terzo o un quarto scrutinio, le operazioni di voto per la vicepresidenza inizieranno alle ore 19 e, se servisse un altro turno, si scalerà alla mattina successiva (mercoledì 19, ore 9, risultati ore 11).
I candidati alla presidenza
Sono quattro i candidati alla presidenza del Parlamento Europeo, tre donne e un uomo. La prima vicepresidente dell’Eurocamera (e attuale presidente ad interim, dopo la morte del presidente Sassoli), Roberta Metsola, per il Partito Popolare Europeo (PPE), la vicepresidente del gruppo della Sinistra, Sira Rego, il co-tesoriere del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), Kosma Złotowski, e la vicepresidente del gruppo dei Verdi, Alice Kuhnke, candidatasi ufficialmente solo due giorni fa.
La favorita alla vigilia delle elezioni è la maltese Metsola, che non dovrà affrontare la concorrenza di nessuno degli altri gruppi principali. I liberali di Renew Europe non hanno presentato nessuna candidatura, ma hanno chiesto che le elezioni premino una donna come presidente del Parlamento Europeo (più la sicurezza delle cariche ricoperte attualmente nelle commissione parlamentari). Il gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici invece ha rinunciato al tentativo di fare il bis e dovrebbe tenere fede al patto di inizio legislatura, che prevede l’alternanza tra socialisti e popolari. Già a metà dicembre il presidente Sassoli (S&D) aveva fatto un passo indietro, non per ragioni di salute ma per pragmatismo politico: capendo lo stallo in atto, aveva preferito non dividere il fronte europeista.
Privi di una candidatura anche il gruppo di estrema destra Identità e Democrazia (ID). I gruppi di ECR e della Sinistra siedono all’opposizione (fatta eccezione per alcuni eurodeputati conservatori che hanno sostenuto il gabinetto von der Leyen) e hanno posizione molto critiche sulla maggioranza dei dossier. Per questo motivo sembra molto difficile un colpo a sorpresa dei candidati meno favoriti alla successione di David Sassoli.