Bruxelles – Colpo di scena. Se fino a ieri si pensava che i Verdi europei avrebbero sostenuto un candidato (progressista e possibilmente donna) di un altro gruppo politico per la corsa al dopo-Sassoli alla guida del Parlamento Europeo, è chiaro che non sarà così. Perché in serata (11 gennaio) il gruppo ambientalista che conta 72 seggi all’Europarlamento ha nominato l’eurodeputata svedese Alice Kuhnke come candidata alla presidenza per succedere a David Sassoli (S&D).
Martedì 18 gennaio, durante la plenaria di Strasburgo, si terrà la prima votazione per il rinnovo della carica alla naturale scadenza di metà mandato. Una decisione presa ieri dal gruppo ecologista, ma il cui annuncio è stato rimandato a questa mattina per rispetto del presidente uscente, scomparso all’età di 65 anni nella notte tra lunedì e martedì.
“La prematura scomparsa del nostro presidente David Sassoli ha segnato questa elezione per il nuovo presidente con shock e tristezza. L’intero Parlamento europeo è in lutto”, ha espresso le sue condoglianze in una nota Alice Kuhnke. Motiva la sua candidatura “sapendo che l’eredità di David Sassoli di sostegno alla democrazia parlamentare filoeuropea deve essere rispettata e deve durare”. Kuhnke è dunque in corsa con la maltese (favorita) Roberta Metsola (PPE) – presidente ad interim dopo la morte di Sassoli -, la spagnola Sira Rego (la Sinistra) e il polacco conservatore Kosma Zlotowski (ECR).
Metsola, già prima dei 14 vicepresidenti del Parlamento e per questo presidente ad interim, è da molti considerata la favorita, forte anche del patto non scritto di inizio legislatura nel 2019 che ha portato l’Eurocamera nelle mani dei Socialisti e democratici per la prima metà della legislatura, con la promessa di lasciare ai popolari la seconda metà. Dopo una prima indecisione, né S&D e né liberali (Renew Europe), che sono insieme ai popolari i gruppi con più seggi, nomineranno un candidato ma ancora non hanno reso pubblico chi sosterranno. Il PPE, candidando una donna, ha pensato di poter contare anche sui 72 seggi degli ambientalisti, che hanno posto come condizione proprio la nomina di una figura progressista e possibilmente donna.
A questo punto, se i principali gruppi politici scegliessero di non dar seguito al “patto di legislatura”, le carte in tavola e gli equilibri potrebbero ancora cambiare. Il PPE è la famiglia politica più numerosa al Parlamento con 178 seggi, ma se gli S&D (145 seggi) e possibilmente i liberali (100) scegliessero di promuovere la candidatura di Kuhnke, Metsola finirebbe in minoranza con i conservatori e la sinistra che hanno il proprio candidato e una possibile astensione del gruppo di estrema destra Identità e democrazia. Ago della bilancia potrebbero diventare i non iscritti con poco meno di 40 seggi, tra cui quelli del Movimento 5 Stelle (9). Per essere eletto presidente, il candidato deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti espressi. Se dopo tre votazioni non c’è una maggioranza, alla quarta (che è l’ultima) ci arrivano i due parlamentari più votati al terzo turno, e vince chi ottiene più preferenze.
La candidata svedese dei Verdi è eurodeputata dal 2019, vicepresidente del gruppo dei Verdi e membro delle commissioni per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. “Noi del gruppo Verts/ALE rappresentiamo un’Europa femminista, sostenibile e democratica e invitiamo tutti i deputati a sostenere questi principi. La crisi climatica è troppo urgente, la minaccia alla biodiversità, alle nostre foreste e agli oceani è troppo grave per non agire ora”, ha aggiunto nella nota Kuhnke. Prima di approdare a Bruxelles come eurodeputata, è stata ministro del governo svedese responsabile della Cultura e della Democrazia e direttore generale per l’Agenzia svedese per la gioventù e la società civile.