Bruxelles – Un quarto dell’energia europea arriva da reattori nucleari, presenti in metà degli Stati dell’Unione europea. L’Europa del nucleare è in questi numeri, offerti da Eurostat nel suo ultimo resoconto statistico dedicato al tema. Nel suo esercizio l’Istituto di statistica dell’UE offre anche una mappatura utile a capire, al netto dei dati sulla produzione energetica, il dibattito in corso su una forma di energia che continua a dividere il club dei Ventisette.
Nel 2020 nell’UE è stata prodotta elettricità da nucleare per 683.512 Gigawattora, pari a “quasi il 25%” della produzione totale di elettricità dell’UE. Un dato che da solo quale ruolo giochi la fonte e perché il dibattito, politico, sia teso. Ci sono ben 13 Stati membri dell’UE con produzione di elettricità nucleare (Belgio, Bulgaria, Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Repubblica ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Svezia), per un totale di 109 reattori attivi. Chi ha annunciato di voler uscire dal nucleare è Berlino, e anche il Belgio è alle prese con lo spegnimento delle sue centrali e il passaggio a idro-elettrico e gas.
Un annuncio che si spiega con la produzione. In Germania l’energia da atomo rappresenta un minima parte del mix nazionale, appena l’11 per cento. Più facile rinunciarvi per altre opzioni, in particolare il gas russo oggetto di critiche dei partner. Eurostat fornisce la mappatura del ‘peso’ del nucleare. Nel 2020 la Francia risulta il primo Stato membro per funzionamento da reattori (67 per cento di tutta l’elettricità generata nel paese nel 2020). L’unico altro paese dell’UE con più della metà della propria elettricità generata nelle centrali nucleari è la Slovacchia (54 per cento). Ma questa fonte è importante anche in Ungheria (46 per cento del totale), Bulgaria (41 per cento), Belgio (39 per cento), Slovenia (38 per cento), Repubblica ceca (37 per cento), e Finlandia (34 per cento). Poi Svezia (30 per cento), Spagna (22 per cento), Romania (21 per cento), Germania (11 per cento e Paesi Bassi (3 per cento).
L’Europa del nucleare, da cui dipende più o meno fortemente, e l’Europa ‘no-nuke’. Gli schieramenti sono equilibrati in termini numerici. Il numeri dei pro è pari a quello dei contro, tanto che la Commissione europea continua a rinviare la decisione sulla tassonomia, l’insieme dei criteri che stabilisce cosa è inquinante e cosa no. Con un’Unione divisa in due risulta difficile muoversi politicamente.