Bruxelles – ‘Sì’ al nucleare, e ‘no’ al gas. O meglio: ‘sì’, ma sarebbe meglio di no. La Francia di Emmanuel Macron, decisa a lavorare con Berlino per rilanciare l’Europa, traccia un solco con la Germania. La questione energetica è una questione non tanto ideologico, quanto politica. Il presidente francese si presenta all’Eliseo per la conferenza stampa di rito al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Qui risponde a un’inviata tedesca che chiede un parere sulla volontà di Berlino di procedere con il raddoppio del gasdotto Nordstream, che tanto fa discutere nell’UE come nel partito popolare europeo.
“Per uscire dal carbone o si usa il gas o il nucleare, e l’Europa non ha gas“, la risposta di Macron. Grande fautore dell’energia da atomo e rispettoso della cultura energetica nazionale, l’inquilino dell’Eliseo di fatto si dissocia con le strategie del partner comunitario. “Il riconoscimento del nucleare come fonte a basse emissioni è molto importante”, poiché “è coerente in termini di sostenibilità e di sovranità”.
E’ in questo secondo passaggio, con il riferimento alla sovranità, che Macron mostra la diversità di vedute e approcci. L’Europa non ha gas e deve chiederlo al fornitore più vicino. I francesi temono che un’uscita completa dal nucleare abbandoni il vecchio continente alla dipendenza della Russia. Continuando con i reattori, invece, si può ridurre questa eventualità al minimo. Il messaggio è chiaro: delle due strade obbligate per chiudere l’era del modello produttivo iper-inquinante e non sostenibile, i tedeschi hanno scelto la via più impervia.
Michel preferisce non entrare nel merito di una questione. E’ consapevole che “sulla tassonomia il dibattito è in corso” così come il ragionamento, e che la volontà di perseguire la via del rispetto dell’ambiento e del contrasto ai cambiamenti climatici richiede sforzi e sacrifici. “Vogliamo fare dell’Europa un continente sostenibile, e per questo servono obiettivi credibili”.