Bruxelles – Cambiare l’Unione Europea o almeno iniziare a capire come farlo. Sette mesi fa prendeva il via la Conferenza sul futuro dell’Europa, uno spazio di dialogo aperto tra Istituzioni, società civile e cittadini su quali riforme sia più urgente attuare per l’Europa di domani. Dicembre doveva rappresentare un momento di svolta decisivo, con il confronto tra cittadini e istituzioni sulle prime raccomandazioni per una riforma dell’UE dal basso.
La recrudescenza della pandemia ha costretto Bruxelles a far saltare la plenaria in programma il 17-18 dicembre, rimandando il confronto a gennaio. “La pandemia ci ha insegnato che dobbiamo essere flessibili e adattarci man mano che andiamo avanti”, riconosce la vicepresidente della Commissione europea per la democrazia e demografia, Dubravka Šuica, responsabile per l’Esecutivo europeo dell’organizzazione della Conferenza. In una intervista a Eunews sulle aspettative e gli obiettivi di questo inedito esempio di democrazia deliberativa, giunto ormai a metà della sua strada, non esclude che se oggi è un esercizio straordinario per l’Unione Europea, possa presto diventare strutturale e permanente. Essenziale “dar seguito alle raccomandazioni dei cittadini, per evitare che le persone rimangano deluse” dall’UE.
Eunews: Vicepresidente, un bilancio di questi primi mesi di dibattito della Conferenza e delle modalità con cui è stata organizzata: era questo che si aspettava la Commissione europea quando ha iniziato a parlare di una conferenza per discutere del futuro dell’Europa?
Šuica: La Conferenza sul futuro dell’Europa è un progetto unico di democrazia deliberativa a livello europeo. È un’iniziativa paneuropea per dare ai cittadini più voce in capitolo nella definizione delle nostre politiche e ambizioni future. Consente di avvicinare l’UE e le questioni europee a loro e, a sua volta, di portare le idee e le riflessioni dei cittadini direttamente nel processo decisionale dell’UE. Questo non è mai stato fatto prima su questa scala. Invitiamo i cittadini di tutti gli angoli dell’UE a portare le loro idee, opinioni e proposte sul futuro dell’Europa e a scambiare con gli altri nella propria lingua sulla piattaforma digitale multilingue. Penso che si possa dire che le aspettative vengono superate, non per il processo che abbiamo avviato, ma per l’impegno, la dedizione e la qualità dei contributi dei nostri cittadini, in particolare durante i panel dei cittadini europei.
E:. Da programma, la Conferenza dovrebbe arrivare a delle conclusioni nella primavera del 2022, sotto la presidenza francese dell’UE. Il COVID (ma non solo) ha rallentato l’avvio del processo limitando l’esercizio a un anno invece di due e rischia di rallentarne anche i lavori. Avevate messo in conto un rallentamento a causa della pandemia, crede che le scadenze saranno rispettate?
Š.: Se la pandemia di COVID-19 ci ha insegnato una cosa è che dobbiamo essere flessibili e adattarci man mano che andiamo avanti. Questo è quello che abbiamo fatto, la salute dei cittadini e di tutti i partecipanti alla Conferenza resta la nostra priorità numero uno. Il contesto epidemiologico è ancora preoccupante, ma il processo continua ad avanzare: i nostri cittadini stanno dimostrando energia e impegno ammirevoli e stimolanti. Siamo ormai entrati nella fase decisiva della Conferenza dove stanno affluendo le raccomandazioni concrete e i cittadini inizieranno a discuterne con i rappresentanti eletti a tutti i livelli nelle plenarie della Conferenza, a partire dalla prossima sessione (plenaria, ndr) di Strasburgo del 21 e 22 gennaio, se le circostanze lo consentiranno.
E.: A metà aprile è entrata in funzione la piattaforma digitale multilingue per dare modo a tutti i cittadini dei 27 Stati membri di esprimere le proprie opinioni e proporre riforme sui temi che vogliono. I contributi alla piattaforma rimangono ancora bassi (da aprile a inizio novembre sono stati registrati 29.012 contributi sulla piattaforma, secondo l’ultima relazione intermedia di novembre). Quali sono le potenzialità della piattaforma digitale, può essere utilizzata per potenziare ulteriormente il ruolo dei cittadini?
Š.: Sulla piattaforma digitale multilingue i cittadini possono scambiare idee, opinioni e proposte, nonché annunciare eventi che si svolgono in tutti gli Stati membri. Tutti possono partecipare al dibattito. Aumentare la consapevolezza sulla piattaforma digitale multilingue è stata davvero una sfida, ma lo slancio sta aumentando: oltre 4 milioni di persone hanno visitato la piattaforma digitale, oltre 40mila cittadini hanno scelto di contribuire online e più di 330mila hanno partecipato attivamente alla Conferenza attraverso vari eventi di base. In totale più di 12mila nuove idee sono già state condivise e sono oggetto di dibattito in tutta l’Unione Europea. Le discussioni e gli argomenti non sono predeterminati, né limitati: è un processo aperto e libero in cui i cittadini sono al centro, possono sollevare qualsiasi problema che sia importante per loro. La conferenza plenaria discute le idee della piattaforma digitale, i gruppi di cittadini europei e gli eventi negli Stati membri. Sono molto impressionata dalle attività e dalle idee generate sulla piattaforma. Ad oggi, secondo le ultime stime, un terzo della popolazione dell’UE ha familiarità con questa piattaforma online.
E:. Nelle prime deliberazioni ci sono state grandi richieste da parte dei cittadini per maggiore coinvolgimento e per un ruolo più forte di valori come la democrazia nelle deliberazioni europee. Cosa pensa del fatto che il tema della democrazia europea, anche sulla piattaforma digitale, sia quello con la maggior interazione da parte dei cittadini?
Š.: I cittadini europei chiedono più voce in capitolo nel processo decisionale nazionale e dell’UE. Trovo molto incoraggiante che, in un momento in cui la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti umani sono messi in discussione in molti modi e in molti luoghi, il rafforzamento della democrazia resti una priorità fondamentale per i nostri cittadini. Questa Conferenza è la nostra risposta a questa chiamata. Credo che i processi di democrazia deliberativa al di là delle urne possano effettivamente rafforzare la democrazia rappresentativa stimolando una maggiore partecipazione e impegno dei cittadini e mostrare ai cittadini che hanno un reale interesse nel processo decisionale.
In quanto politici, è nostro compito sostenere una società civile dinamica e rafforzare la partecipazione democratica dei cittadini. Negli ultimi anni, nell’UE, abbiamo assistito a una crescente richiesta da parte dei cittadini di partecipare alla definizione delle leggi e delle politiche pubbliche, e questa partecipazione è fondamentale per costruire la fiducia nelle istituzioni e rafforzare la democrazia nel suo insieme. I cittadini dovrebbero sentirsi motivati a votare e partecipare al dibattito democratico. Tra le sfide che possiamo osservare alla partecipazione democratica, vorrei includere una percepita mancanza di informazioni adeguate sulle politiche che li riguardano, nonché sulla scelta e responsabilità nella governance e una mancanza di fiducia nella politica in generale. Questa fiducia non può essere data per scontata, ma va guadagnata.
E.: In che modo?
Š.: Creare un processo elettorale inclusivo, affidabile e legittimo significa rafforzare i valori comuni dell’UE, come i diritti fondamentali, lo Stato di diritto, la democrazia e l’uguaglianza, il rispetto dei diritti delle persone appartenenti a minoranze. L’uguaglianza e la non discriminazione, condizioni preliminari delle società inclusive, influiscono anche sull’impegno democratico: le persone hanno maggiori probabilità di votare quando possono riconoscersi e vedere i propri interessi riflessi nel dibattito democratico e nei processi decisionali. In questo senso, la democrazia deliberativa integra meravigliosamente la democrazia rappresentativa.
E.: Nell’ultimo incontro a Firenze sono state elaborate le prime 39 raccomandazioni del secondo gruppo di 200 cittadini. Sono arrivate molte richieste per un maggiore coinvolgimento alla democrazia europea, che vada oltre la sola partecipazione alle elezioni: dalle assemblee dei cittadini con incontri periodici ai gruppi di osservatori che prendano parte al processo decisionale. Come cambierà il rapporto con i cittadini dopo la Conferenza e quali insegnamenti sta traendo la Commissione da questo processo?
Š.: Forse è ancora presto per prevedere l’esito della Conferenza, le raccomandazioni dei cittadini saranno al centro del processo e dei prossimi dibattiti in plenaria. Confluiranno nella relazione finale, che sarà inviata ai tre presidenti delle istituzioni dell’UE (Parlamento, Commissione e Consiglio). Per quanto riguarda gli insegnamenti che la Commissione trarrà, posso dirvi questo: la presidente (della Commissione UE, ndr) Ursula von der Leyen ha sottolineato in diverse occasioni che la Commissione si è impegnata a dare seguito alle raccomandazioni dei cittadini. Questo è essenziale per evitare che le persone rimangano deluse.
E.: È possibile, come suggerito anche dal co-presidente Guy Verhofstadt, che questa Conferenza da evento eccezionale si trasformi in un esercizio permanente, da ripetere con costanza?
Š.: Credo di averlo effettivamente suggerito anche prima che lo facesse il mio collega Guy! Nelle loro raccomandazioni i cittadini propongono esplicitamente di incorporare sistematicamente questo tipo di strumento di democrazia deliberativa nel processo decisionale dell’UE. Ad esempio, tra le prime 39 raccomandazioni i cittadini hanno chiesto che una piattaforma digitale multilingue rimanga a disposizione degli europei anche dopo la conclusione della Conferenza, consentendo loro di condividere opinioni, discutere proposte legislative e informarsi su ciò che sta accadendo nell’Unione europea. Attendo con impazienza gli scambi in plenaria su questa proposta, uno dei modi per dare seguito alla Conferenza potrebbe essere attribuire un carattere strutturale al coinvolgimento dei cittadini. La Commissione apprezzerebbe sicuramente la continuazione di questo processo deliberativo e sta già lavorando in questo senso.
E:. Alcune delle prime raccomandazioni approvate dai cittadini abbracciano l’idea di una riforma dei trattati dell’UE, ad esempio per introdurre un referendum europeo o per ripensare il sistema di voto in seno al Consiglio. Il Parlamento europeo è convinto di dover affrontare la riforma dei Trattati senza tabù, mentre i governi sono contrari. La Commissione si è detta pronta a dare seguito a quanto concordato alla Conferenza: accetterebbe anche di modificare i Trattati, se espressamente richiesto dai cittadini?
Š.: Innanzitutto, non tutte le riforme o i nuovi approcci richiedono la modifica del Trattato. Tuttavia, la Commissione non esclude modifiche ai trattati, ma siamo del parere che dovremmo prima attendere le conclusioni della Conferenza. Se le istituzioni e i governi degli Stati membri sostengono l’avvio di una revisione dei Trattati, la Commissione è ovviamente pronta a svolgere il proprio ruolo in questo processo. Ho sempre sottolineato che la Conferenza dovrebbe essere guidata prima di tutto dai cittadini, la Commissione non sta spingendo i risultati della Conferenza in una direzione particolare, ma dovremmo assicurarci di ascoltare le loro priorità.
E.: E’ possibile che si arrivi a un compromesso tra Istituzioni sulla riforma dei trattati dell’UE?
Š.: Rimaniamo impegnati sull’obiettivo che ci siamo posti: presentare le conclusioni chiave nel 2022 e dare seguito a quanto concordato dalla Conferenza con azioni concrete e tangibili già durante questo mandato. A seguito delle discussioni e delle proposte della Conferenza plenaria, sulla base delle raccomandazioni dei panel di cittadini e i contributi forniti sulla piattaforma multilingue, il Comitato esecutivo redigerà una relazione per i presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione europea, deliberando per consenso.
L’obiettivo è che questa relazione sia fortemente collegata alle proposte dei cittadini, che devono poter riconoscere le loro raccomandazioni in questo rapporto. Le tre istituzioni sono pronte a dare un rapido seguito ai risultati della Conferenza, come affermato nella Dichiarazione congiunta del 10 marzo 2021, ciascuna nell’ambito delle proprie competenze e in conformità dei Trattati, lo ha ribadito anche la presidente von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione di quest’anno.
E.: Durante le riunioni tra i cittadini, la maggior parte di loro ha espresso interesse per la Conferenza, anche se non sono mancati dubbi sul fatto che possa non portare a risultati concreti. Non teme che al di fuori della cosiddetta “bolla” di Bruxelles questo processo possa essere percepito come poco utile?
Š.: Questo esercizio pone per la prima volta tutti i cittadini europei al centro della deliberazione politica. Fin dall’inizio ci siamo impegnati ad avere un dibattito aperto, trasparente e inclusivo. Penso che sia come quando le persone rinnovano i loro voti e l’impegno reciproco nella loro famiglia. Ciò significa che, nell’Unione europea, possiamo rivalutare regolarmente le nostre relazioni reciproche. È legittimo porre domande sulla nostra Unione. Possiamo prenderci un momento per guardare indietro agli alti e bassi che abbiamo attraversato insieme, con l’obiettivo di costruire sul passato per impegnarsi più a fondo nel nostro futuro comune.
E.: E come convincere chi rimane ‘euroscettico’?
Š.: Quando si tratta di euroscettici la mia idea è quella di invitarli a unirsi, a condividere le loro opinioni. Ci impegniamo a dialogare con tutti, soprattutto con chi ha dubbi e non condivide il progetto europeo. E la ragione principale di ciò è che quando le persone imparano di più sull’Europa e su ciò che può offrire loro, tendono ad esserne più entusiasti. Gli anni passati hanno dimostrato che la democrazia nell’UE e la democrazia in generale stanno affrontando grandi sfide che vanno dal crescente estremismo, disinformazione, populismo, interferenze elettorali alla diffusione di informazioni manipolative e minacce contro i giornalisti, offline e online: le persone si sentono lasciate indietro. Proprio per questo dobbiamo assicurarci di raggiungere coloro che hanno perso fiducia nelle nostre istituzioni, nella democrazia e nel progetto europeo. Dobbiamo parlare con tutti e non rifuggire dalle conversazioni difficili. Avendo già intrattenuto numerosi dialoghi con i cittadini, credo che la Conferenza sul futuro dell’Europa abbia un ruolo chiave da svolgere nella costruzione di un’Unione più efficace, più sana e veramente forte. La partecipazione dei cittadini a tutti i livelli del processo decisionale è fondamentale per rafforzare la nostra democrazia e garantire che sia “adatta per il futuro”.
E.: Una volta finalizzate tutte le raccomandazioni, come si svolgerà il processo e cosa renderà questa Conferenza un successo?
Š:. Il successo del processo alla fine sarà giudicato dai nostri cittadini. Per noi politici, possiamo solo aspettare di vedere i risultati delle loro deliberazioni e agire di conseguenza nel modo più efficace possibile. Solo allora possiamo riflettere sul processo stesso. Come accennato in precedenza, ci siamo impegnati a dare seguito alle proposte dei cittadini e a fornire un feedback dettagliato sulle loro raccomandazioni. Per me, questo processo di coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale dell’UE non si ferma dopo la primavera del 2022, ma vogliamo mantenere attivo questo intenso processo deliberativo e questo dialogo interattivo.
Quello che posso dire è che, prendendo questa iniziativa, stiamo dimostrando che l’UE sta cambiando e che vogliamo che i nostri cittadini siano maggiormente coinvolti nel plasmare il nostro futuro, in meglio. Potrebbe non essere perfetto, ma è una volontà, un passo verso qualcosa che ha già cambiato il nostro modo di scambiare, deliberare e lavorare. E i nostri cittadini stanno dimostrando la volontà di essere parte di questo processo, stanno riconoscendo che queste istituzioni, il nostro lavoro, si basa su di loro, è per loro.