Bruxelles – Vaccinare il 70 per cento della popolazione adulta mondiale entro metà 2022. Questo l’impegno sottoscritto al G20 di Roma del 30-31 ottobre scorso per ridurre il divario immunitario tra Paesi ricchi e Paesi poveri e di cui hanno discusso ieri (22 dicembre) Bruxelles e Washington in un incontro tra alti funzionari della Commissione europea e della Casa Bianca. Lo rivela una nota del Berlaymont in cui si precisa che all’incontro è emerso l’impegno delle due potenze globali a consegnare oltre 1,7 miliardi di dosi di vaccino nel mondo entro metà 2022 per contrastare “la pandemia globale”.
Israele pensa alla quarta dose “booster” per contrastare la variante Omicron, mentre ci sono intere regioni nel mondo che ancora non hanno somministrato la prima. Il pensiero è sempre al continente africano, anche se non viene menzionato esplicitamente dalla nota.
Le due delegazioni hanno individuato tra le priorità delle prossime settimane la necessità di rafforzare lo sforzo per fare arrivare più dosi di vaccini in tutto il mondo, compresa “l’assistenza ai Paesi bisognosi” e la cooperazione sulle catene di approvvigionamento del COVID-19. Come evidenziato ieri dal premier Mario Draghi nella sua conferenza di fine anno, le donazioni dei vaccini da Paesi che li producono a chi è in necessità sono essenziali per battere il virus. Ma le donazioni in sé non bastano se ci sono difficoltà logistiche a trasportarli e consegnarli, a volte impiegano mesi ad arrivare a destinazione.
USA e UE hanno discusso anche di variante Omicron e dei recenti sviluppi, ribadendo la richiesta di azioni più forti da parte delle altre nazioni. Uno sforzo ulteriore che fino a poco tempo fa Bruxelles chiedeva anche a Washington, vista la reticenza a rendere l’export delle dosi libero da parte USA che ha caratterizzato tutta la prima parte della pandemia. L’UE a differenza di altri, come Stati Uniti o Regno, a continuato a esportare i vaccini in tutto il mondo. Le delegazioni hanno infine discusso di come prepararsi alla prossima pandemia, prende forma l’idea di un fondo intermedio finanziario (FIF) per la sicurezza sanitaria globale e la preparazione alle pandemie con una capitalizzazione sostenibile, di cui discutere nel quadro del G20 e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).