Bruxelles – Tasse sulle imprese, l’UE chiude entro l’anno. La Commissione europea presenta la proposta di direttiva per un’aliquota fiscale effettiva minima per le attività mondiali dei grandi gruppi multinazionali. La proposta tiene fede all’impegno dell’UE di essere tra i primi ad attuare con grande rapidità il recente accordo storico su una riforma fiscale a livello mondiale. Si vuole quanto la regola per cui i grandi gruppi con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro che hanno la loro società madre o controllata nell’UE paghino il 15 per cento dei loro ricavi.
“La direttiva proposta garantirà che la nuova aliquota d’imposta effettiva minima del 15 per cento per le grandi imprese sia applicata in modo pienamente compatibile con il diritto dell’UE”, spiega il commissario per l’Economia e la tassazione, Paolo Gentiloni. “Stiamo compiendo il primo passo per porre fine alla corsa fiscale al ribasso che danneggia l’Unione europea e le sue economie”.
Il calendario non è casuale. L’UE ci teneva a essere all’avanguardia e a procedere per prima in questo ambito. Proponendo di procedere sul solco degli accordi raggiunti in sede OCSE già da adesso, i ministri dell’Economia e delle finanze possono iniziare a discuterne a gennaio, nell’auspicio di “trovare un rapido accordo nel corso della presidenza francese” del Consiglio dell’UE. Con il presidente francese Emmanuel Macron in campagna elettorale, l’esecutivo comunitario sa di avere un molla politica molto forte per introdurre il nuovo regime. Anche se Gentiloni spiega la proposta di oggi (22 dicembre) come “necessario per rispettare la scadenza del 2023 concordata a livello globale per l’entrata in vigore delle regole”.
Le norme per tasse sulle imprese come proposte si applicheranno a qualsiasi grande gruppo, nazionale o internazionale che abbia la società madre o una controllata in uno Stato membro dell’UE. Se l’aliquota effettiva minima non è imposta dal Paese in cui si trova una società a bassa imposizione fiscale, sono previste disposizioni che consentono allo Stato membro della società madre di applicare un’imposta complementare. La proposta garantisce inoltre un’imposizione effettiva nel caso in cui la società madre sia situata al di fuori dell’UE in un paese a bassa imposizione che non applica norme equivalenti.
In linea con l’accordo globale, la proposta prevede anche alcune eccezioni. Per ridurre l’impatto sui gruppi che svolgono attività economiche reali, le imprese potranno escludere un importo di reddito pari al 5 per cento del valore dei beni materiali e al 5 per cento dei salari.