Il commercio dell’avorio comporta ogni anno l’uccisione di decine di migliaia di elefanti. Nonostante i divieti internazionali e le leggi di protezione a tutela delle specie selvatiche, il bracconaggio degli elefanti e il traffico illecito di avorio sono ancora oggi all’ordine del giorno. Anzi, la pandemia di COVID-19 avrebbe contribuito ad aggravare la situazione. Secondo il WWF, dal 2020 vista la scarsa presenza di turisti, la minore sorveglianza, e la crisi socio-economica in atto, in molti territori avrebbero infatti aumentato il bracconaggio di elefanti e incrementato la vendita dell’avorio nel mercato nero transnazionale.
Dal 16 dicembre di quest’anno però, la Commissione Europea ha avviato una serie di nuove misure per contrastare il commercio dell’avorio nell’UE. Nel quadro della nuova strategia europea sulla biodiversità per il 2030, la manovra rinnova l’impegno europeo nella lotta ai traffici illeciti dell’avorio e alla criminalità ambientale. Le nuove misure promuovono infatti il divieto della maggior parte delle forme di commercio dell’avorio all’interno dei Paesi membri, con eccezioni e deroghe molto ristrette.
Giá nel 2018, uno studio condotto da Avaaz e dall’universitá di Oxford aveva rivelato che circa tre quarti dell’avorio venduto illegalmente come antico è falso e che un pezzo su cinque proverrebbe da elefanti uccisi illegalmente. Sebbene la domanda di avorio provenga principalmente dal sud-est asiatico, lo studio ha rilevato che alti livelli di avorio illegale siano presenti in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea. Definita come “tacito mercato dell’avorio”, l’Europa viene esplicitamente accusata di essere uno dei principali esportatori di avorio illegale verso i mercati asiatici e di mettere in atto regole poco ferree per poter raggirare la legge nello stesso mercato comunitario.
Nel 2017, l’UE aveva infatti vietato l’esportazione di avorio grezzo ma per gli autori si era trattato di una manovra insufficiente, una “scappatoia” per immettere avorio illegale nel mercato internazionale. L’inasprimento delle direttive europee sul commercio di avorio sembrano adesso ripartire proprio dalle lacune evidenziate dall’inchiesta di Avaaz e rafforzare quanto messo in atto dal 2017.
Ad esempio, si potrá riesportare l’avorio grezzo in paesi extra UE solo per scopi non commerciali, come in caso di uno scambio culturale tra musei o nell’ambito di un trasloco. Il commercio intracomunitario di oggetti e strumenti musicali contenenti avorio é consentito solo se gli articoli in questioni sono anteriori al 1975 e d’antiquariato (risalenti a prima del 1947). Essi potranno essere oggetto di compravendita se venduti a musei e solo con speciali permessi rilasciati dalle autorità degli Stati membri.
“L’avorio nell’Unione Europea non può più essere commercializzato come qualsiasi altro bene di scambio, e cosí dovrebbe essere anche fuori dall’Europa”, ha dichiarato il Commissario per l’ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius. “Vogliamo eliminare qualsiasi rischio residuo che le attività nell’UE contribuiscano a fornire indirettamente i mercati illegali di avorio all’estero”, ha aggiunto. Secondo il WWF, il commercio illegale di animali selvatici, elefanti inclusi, sarebbe uno dei primi cinque traffici illeciti più redditizi a livello globale, con un valore stimato di almeno 50 miliardi di dollari all’anno, ma probabilmente superiore ai 150 miliardi di dollari annui.
Già a gennaio di quest’anno, la Commissione Europea aveva presentato una proposta per modificare le norme sul commercio di avorio, al quale fece seguito una consultazione pubblica con oltre 90 mila firme. La nuova direttiva si inserisce a pieno titolo nel quadro della strategia europea sulla biodiversità per il 2030 che mira a contrastare la perditáadella biodiversità ed incentivare una ripresa economica sostenibile e attenta all’ambiente.