Bruxelles – Misure per sostenere l’occupazione e creare “nuovi posti di lavoro verdi”, per la formazione delle competenze e per i regimi fiscali-previdenziali e di protezione sociale equi. Transizione ecologica sì, ma deve essere equa per non “lasciare nessuno indietro”. Come parte del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ pubblicato a luglio, la Commissione Europea ha adottato oggi (14 dicembre) una serie di linee guida agli Stati membri – nella formula della proposta di raccomandazione del Consiglio – per affrontare la transizione ‘verde’ con meno impatto possibile sui cittadini, vulnerabili e non, che nella transizione rischiano di rimanere indietro.
La spinta delle transizioni gemelle – verde e digitale – nel Continente porterà a un boom di nuovi posti di lavoro in alcuni settori legati a queste dimensioni economiche (Bruxelles ne stima 1 milione al 2050), ma inevitabilmente porterà alla perdita di altri (come quelli che dipendono fortemente dai combustibili fossili) o imporrà una riflessione sulla mancanza di competenze in questi ambiti settoriali. La comunicazione presentata oggi dal collegio non è nulla di particolarmente innovativo o di vincolante per gli Stati membri, ma fornisce un quadro sulle opzioni a loro disposizione e anche un monito a far sì che siano attuate.
Dal fare un “uso ottimale” dei finanziamenti pubblici provenienti anche dall’UE e privati e a lavorare in stretta collaborazione con le parti sociali. Dall’aggiornamento sulle politiche di competenze nel mercato del lavoro all’offerta di istruzione e formazione di alta qualità e inclusive su abilità e competenze rilevanti per la transizione verde. Fino alla proposta di mettere in piedi, dove possibile, misure a sostegno di regimi fiscali-previdenziali e di protezione sociale equi, ad esempio spostando l’onere fiscale dal lavoro verso altre fonti che contribuiscono agli obiettivi climatici e ambientali.
L’interesse dell’UE a non sottovalutare l’impatto sociale che una trasformazione dell’economia europea di tale entità potrebbe portare, era stata già in parte chiarita dalla proposta avanzata a luglio per un Fondo sociale climatico, circa 72 miliardi di euro provenienti dai ricavi del nuovo ETS che gli Stati potrebbero usare dal 2025 per mitigare gli effetti sociali della transizione, combattere la povertà energetica. Questa la proposta della Commissione, ora bisognerà capire come i due co-legislatori (Consiglio e Parlamento europeo) la modificheranno.
“Non sottovalutiamo l’impatto sociale e occupazionale della transizione verde: equità sociale deve essere al centro, riflettere i valori dell’economia sociale di mercato europea”, ha detto il commissario per il Lavoro, Nicolas Schmit, in conferenza stampa presentando il pacchetto. “Questo orientamento politico fornisce modi dettagliati e tangibili per gli Stati membri, le regioni e le comunità locali per proteggere le persone che sono a rischio di povertà ed esclusione sociale, nonché per consentire alle persone di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla transizione climatica”.