Bruxelles – Per la terza volta in quattro anni la Nuova Caledonia dice “no” all’indipendenza dalla Francia. Il risultato del referendum che si è tenuto ieri (domenica 12 dicembre) nell’arcipelago al largo della costa nord-orientale dell’Australia è stato quasi un plebiscito per rimanere parte dei Territori d’Oltremare francesi. A pesare è stata però anche la scarsa partecipazione al voto e le polemiche sul fattore ‘pandemia COVID-19′, che sono destinate a trascinarsi a lungo.
A esprimersi contro l’indipendenza da Parigi – possibilità prevista dall’Accordo di Nouméa del 1988 – è stato il 96,49 per cento degli elettori che si sono recati alle urne. Un risultato schiacciante, a cui ha contribuito il boicottaggio da parte delle forze indipendentiste kanaki (il popolo indigeno nativo dell’arcipelago). Da mesi il Fronte di Liberazione Nazionale Kanak e Socialista (FLKNS) aveva chiesto al governo francese di rinviare il referendum per concentrarsi sulla lotta al COVID-19 in Nuova Caledonia, che da settembre ha causato 280 morti. “Per noi questo non è il terzo referendum“, ha annunciato in un’intervista per Franceinfo il presidente del Congresso della Nuova Caledonia, Roch Wamytan: “In termini di legittimità giuridica e politica ci sono solo due referendum, quello del 2018 e quello del 2020“.
Da Parigi il presidente francese, Emmanuel Macron, ha espresso la sua soddisfazione per l’esito del terzo referendum concesso all’arcipelago secondo l’accordo del 1988: “Stasera la Francia è più bella, perché la Nuova Caledonia ha deciso di restare“, è stato il commento a caldo al termine dello spoglio delle schede elettorali (tra la capitale della Francia e Nouméa ci sono 10 ore di fuso orario). “La Nuova Caledonia rimarrà quindi francese, questa scelta è motivo di orgoglio e di riconoscimento”, ha aggiunto Macron, lasciando sottinteso che adesso, per svolgerne un altro referendum, sarebbe necessario rinegoziare un nuovo accordo. “Invito tutte le parti a lavorare insieme per superare le profonde divisioni dell’elettorato neocaledone“, è stata l’esortazione del presidente francese.
L’arcipelago a 16.400 chilometri da Bruxelles, in mano a Parigi dal 1853, rimane di grande importanza sia per la Francia sia per l’UE. La Nuova Caledonia non è solo l’unica presenza europea nel Pacifico, ma è anche la quarta produttrice mondiale di nichel (usato per l’acciaio e altri prodotti metallici) con 200 mila tonnellate nel 2020, dopo Indonesia, Filippine e Russia. Inoltre, per la Francia costituisce uno degli avamposti più strategici nella regione, che le garantisce lo status di attore globale nel Pacifico alleato degli Stati Uniti e dell’Australia – nonostante la recente disputa sui sottomarini – in ottica di contenimento economico e politico della Cina.