Roma – Una riflessione durata 50 anni ma alla fine è arrivata la decisione: l’Italia finalmente aderirà alla Convenzione sul controllo e la marchiatura degli oggetti in metalli preziosi fatta a Vienna il 15 novembre 1972. Appunto mezzo secolo fa. A Montecitorio la commissione Finanze ha dato parere positivo al disegno di legge di adesione a quell’intesa. Ora il parere favorevole verrà “girato” alla commissione Esteri della Camera che sta esaminando il disegno di legge di adesione a quell’ormai datata Convenzione.
I primi firmatari sono stati Austria, Finlandia, Norvegia, Portogallo, Gran Bretagna, Svezia e Svizzera. Hanno successivamente aderito alla Convenzione (tra parentesi la data di entrata in vigore) Irlanda (8 novembre 1983), Danimarca (17 gennaio 1988), Repubblica ceca (2 novembre 1994), Paesi Bassi (16 luglio 1999), Lettonia (29 luglio 2004), Lituania (4 agosto 2004), , Polonia (22 novembre 2005), Ungheria (1° marzo 2006), Cipro (17 gennaio 2007), Slovacchia (6 maggio 2007), Slovenia (5 marzo 2009) e Croazia (19 marzo 2018). Tra i paesi extra Europa, Israele nel 2005.
La Convenzione ha lo scopo di “facilitare il commercio internazionale degli oggetti in metalli preziosi, garantendo, nel contempo, un’adeguata tutela del consumatore, considerata la particolare natura di tali prodotti”. L’ambito della Convenzione è strettamente limitato al controllo del contenuto di metallo prezioso, non alla salubrità, alla sicurezza o ad altri aspetti degli oggetti stessi.
A tale scopo, la Convenzione ha introdotto il primo marchio di garanzia internazionale – il marchio comune di controllo (Common Control Mark) – che indica il metallo prezioso e la sua finezza. Gli Stati che fanno parte della Convenzione consentono che le merci contrassegnate con il marchio comune di controllo circolino nel proprio territorio senza ulteriori prove di controllo e marcature (se tali articoli sono idonei per il mercato interno).
Il marchio comune di controllo è il primo marchio di garanzia internazionale ed è accettato non solo negli Stati contraenti della Convenzione ma anche in altri Paesi, dove è riconosciuto come simbolo di qualità.
La Convenzione consente agli uffici di controllo nazionali designati ai sensi della Convenzione stessa di applicare il marchio di controllo comune ad articoli di platino, oro, palladio e argento, dopo averne verificato la finezza secondo i metodi di prova concordati.