Bruxelles – Il profilo del prossimo presidente del Parlamento europeo sembra sempre più adattarsi a quello di una donna. Una delle candidate è nota, è la popolare maltese Roberta Metsola, ufficialmente sostenuta dal PPE; altri nomi non sono noti, ma forse un comunicato diffuso oggi dai Verdi potrebbe aiutare a definire l’altra, o le altre, possibili candidate. Essendo un comunicato dei Verdi è ovvio che il nome di Ska Keller, la co-presidente del gruppo, va tenuto presente come possibilità, lei ne ha la statura; c’è però un altro nome che si adatta bene al profilo che oggi traccia in una nota l’altro co-presidente del gruppo, il belga Philippe Lamberts: la capogruppo socialdemocratica Iratxe Garcia Pérez, rappresentante del Partito socialista spagnolo. La posizione dei Verdi è fondamentale, perché senza i loro voti i socialdemocratici, se decidessero di sostenere un loro candidato, non avrebbero alcuna possibilità di farcela. E’ però fondamentale anche la posizione dei liberali di Renew Europe, che non sono interessati a rompere il patto di alternanza con il PPE, se gli verrà garantito che nella seconda parte della legislatura manterranno le posizioni che ora hanno nelle commissioni. E senza di loro una maggioranza, di nuovo, non c’è.
In una nota i Verdi spiegano che “nelle prossime elezioni per il nuovo presidente del Parlamento europeo, il gruppo discuterà e valuterà i meriti di tutti i candidati democratici e europeisti“, a gennaio poi voterà “e promuoverà le candidature di donne e persone che sostengono i valori di un Parlamento più femminista, sostenibile e democratico”. Le prime pennellate del ritratto si adattano ovviamente a Keller, che però è tedesca, come la presidente della Commissione ed è dunque anche del “nord” cosa che farebbe saltare un bilanciamento geografico fra le cariche UE più importanti. Si adattano però anche a Garcia Pérez, sempre in prima fila nelle battaglie femministe e ambientaliste, e ovviamente democratica. E’ anche del sud Europa, come l’uscente David Sassoli e quindi l’equilibrio geografico sarebbe assicurato. E’ spagnola come l’Alto rappresentate José Borrell, e questo potrebbe essere un limite, ma in fondo quando in quel posto ci fu Federica Mogherini, il presidente del Parlamento era Antonio Tajani.
Philippe Lamberts spiega che “vogliamo vedere un Parlamento femminista e più diversificato. Per troppo tempo i presidenti hanno rappresentato prevalentemente un genere. È tempo che le cose cambino e che ci sia un presidente donna”. García Pérez prima di essere presidente del gruppo S&D ne era la responsabile per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere e lavorò a stretto contatto con l’italiana Pina Picierno quando si trattò, nel 2018, di far adottare al Parlamento un rapporto sul mobbing e le molestie sessuali.
Secondo punto sottolineato da Lamberts e che “vogliamo vedere un Parlamento sostenibile. La maggioranza dei deputati sostiene l’accordo di Parigi e gli obiettivi climatici dell’UE”. Tra questi c’è anche la spagnola, che non si è mai caratterizzata per le battaglie a favore del clima, ma che le ha sempre sostenute.
Il terzo punto anche si adatta a García Pérez, come a molti altri, a dire il vero: “Vogliamo anche un parlamento democratico, trasparente e responsabile, che prenda sul serio le proprie regole e che sia esemplare in termini di standard etici”.
“Il futuro presidente giocherà un ruolo chiave anche in vista delle prossime elezioni europee e questo periodo sarà cruciale per il processo democratico. Questo Parlamento deve difendere e promuovere la democratizzazione dell’Ue sostenendo le liste transnazionali e il processo spitzenkandidaten”. E qui la presidente spagnola ha la carta di aver promosso un convegno lo scorso aprile proprio sul come sviluppare queste liste e questo sistema di candidatura alla guida della Commissione.
Insomma, dopo che Sassoli ad una recente riunione di gruppo ha posto con forza il tema della rivendicazione ai socialdemocratici della presidenza del Parlamento per la seconda metà della legislatura, rompendo la consuetudine dello scambio con i popolari e raccogliendo molti consensi tra i colleghi, ecco che però la cosa potrebbe essere declinata in modo diverso da come, forse, il presidente italiano si aspettava. Ma ancora il PSE e il gruppo S&D non hanno espresso una posizione ufficiale su questa rivendicazione. E a dirla tutta Garcia Pérez non sembra intenzionata a battersi per scalfire la posizione dei popolari, che se avranno anche la guida del Parlamento saranno largamente dominanti nelle istituzioni UE, lasciando ai socialdemocratici solo la poco influente poltrona di Alta rappresentante per la politica estera.