Bruxelles – Unione della Salute, c’è consenso tra gli Stati membri sulla necessità di investire di più nei sistemi sanitari europei e di farlo “insieme”. I ministri della Salute – riuniti oggi (7 dicembre) a Bruxelles per l’ultimo Consiglio dedicato al tema sotto la presidenza della Slovenia – hanno approvato le conclusioni per rafforzare l’Unione Europea della Salute, il piano della Commissione per rafforzare i poteri UE in materia sanitaria.
“Lavorare rapidamente per una Unione europea della Salute è l’obiettivo di tutti noi”, ha ricordato durante il dibattito pubblico con gli omologhi europei il ministro italiano, Roberto Speranza. “Il pacchetto normativo sulle emergenze è benvenuto e l’Italia sta costruttivamente contribuendo alla sua realizzazione che auspichiamo avvenga nei tempi più rapidi possibili”, ha sottolineato. “Dobbiamo rafforzare l’attività dei Paesi nella predisposizione dei piani di emergenza. La pandemia ci ha insegnato che occorre migliorare il livello di preparazione dei nostri sistemi sanitari nazionali a tutti i livelli perché rappresentano il principale baluardo contro le emergenze sanitarie”, ha specificato il ministro.
Visto l’approccio caotico degli Stati alle pandemia, Speranza pone l’accento sulla necessità di “armonizzare le misure alla frontiera” sulle restrizioni ai viaggi. “Anche in questo caso una delle principali lezioni apprese della pandemia è stata che occorre affrontare simili emergenze sanitarie tutti insieme, intensificando il coordinamento internazionale e, quindi, a maggior ragione quello europeo delle misure da prendere”. Le parole di Speranza circa l’importanza del coordinamento internazionale sono state riprese anche dal ministro sloveno che ha presieduto la riunione, ripetendole a più riprese. “Con il coordinamento internazionale, l’Europa è in grado di salvare l’Europa”, ha detto Janez Poklukar.
“Nessun Paese, lavorando da solo, può affrontare adeguatamente tutte le sfide associate alle emergenze sanitarie transfrontaliere”, ha ricordato anche la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, accogliendo “con favore” le conclusioni del Consiglio. L’approccio unitario che l’UE ha tenuto per l’acquisto dei vaccini dimostra “che siamo molto più forti, meglio preparati e più resilienti quando lavoriamo insieme: dal garantire l’accessibilità ai farmaci più essenziali, al nostro lavoro sulla salute globale e alla lotta al cancro, collaborazione è l’unico modo per proteggere la salute dei nostri cittadini”, ha ricordato.
Dubbi sulla nuova HERA
Ampio sostegno che i ministri finora non hanno raggiunto sulla nuova HERA, l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie presentata dalla Commissione Europeaa settembre. HERA è già operativa da ottobre ma entrerà pienamente in funzione solo nel 2022. Diversamente dall’Autorità europea per i medicinali (EMA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), è pensata come una agenzia interna alla Commissione Europea, dunque anche più controllabile e meno “indipendente”. Avrà una cabina di regia e un comitato per le crisi (crisis board), in cui sono coinvolti gli Stati membri, la presidente della Commissione europea e quattro commissari e a cui sarà invitato a partecipare anche un “osservatore” da parte del Parlamento europeo in qualità di autorità di bilancio (insieme al Consiglio). L’Autorità ha ricevuto già forti critiche da parte dell’Europarlamento per il ruolo marginale che gli è stato riservato e per la scarsa trasparenza sui fondi, circa 6 miliardi di euro di base in sette anni (2021-2027).
Se l’Eurocamera avrà solo la possibilità di votare il bilancio dell’agenzia, con un solo osservatore a presenziare il comitato, gli Stati membri attraverso il Consiglio potranno attivare i poteri di emergenza di HERA, su proposta della Commissione Europea. Non sembra abbastanza per i Ministri riuniti, che durante il dibattito pubblico hanno sollevato dubbi sul ruolo “insufficiente” attribuito loro dal piano della Commissione. “Stati membri e Commissione dovrebbero lavorare sullo stesso piano e con le stesse competenze”, ha affermato il ministro dei Paesi Bassi, Hugo de Jonge. La presidenza di turno della Slovenia puntava a un accordo politico in questo Consiglio Salute, ma ha ridimensionato le sue aspettative già dopo un incontro tra gli ambasciatori dell’UE dello scorso primo dicembre, in cui diversi Stati membri hanno frenato sull’accordo.