Bruxelles – Dopo le prime indicazioni emerse dalla consultazione pubblica della Commissione Europea, un sondaggio speciale dell’Eurobarometro ha confermato che la stragrande maggioranza dei cittadini dell’UE considera Internet e gli strumenti digitali fondamentali per il futuro dell’Unione, ma che c’è ancora troppa poca conoscenza dei rischi e dei diritti nell’ambiente digitale.
Secondo quanto emerge dal sondaggio condotto tra settembre e ottobre di quest’anno, otto cittadini europei su dieci sono convinti dell’importanza crescente degli strumenti digitali nelle proprie vite e la stessa percentuale è consapevole del fatto che il loro uso possa comportare sia vantaggi, sia rischi (in Italia il 79 per cento).
A proposito dei pericoli online, più della metà degli intervistati (56 per cento) ha espresso preoccupazioni per gli attacchi informatici che implicano furto di dati personali, malware e phishing (truffe finalizzate a ottenere informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso facendo credere alla vittima di essere un ente digitale affidabile). Un europeo su due si preoccupa anche della sicurezza dei bambini online, mentre il 46 per cento dell’uso dei dati personali da parte di aziende e amministrazioni pubbliche.
Analizzando le risposte dei cittadini europei sull’uso degli strumenti digitali, emerge chiaramente che solo un terzo dei cittadini ha la percezione del rischio di non riuscire a disconnettersi e della necessità di trovare un equilibrio tra vita online e offline. Una questione emersa con ancora più forza da quando è scoppiata la pandemia COVID-19 e i lavoratori si sono ritrovati a dover gestire orari più flessibili e invadenti della propria sfera privata.
Un altro segnale di allarme è stato lanciato sul fatto che circa di un europeo su quattro (26 per cento) si interroga sulla necessità di dover apprendere nuove competenze digitali per prendere parte attiva nella società, in un continente dove quasi la metà non possiede competenze almeno di base. La percentuale in Italia cresce fino al 35 per cento (il più alto nell’UE) e questo può essere considerato un indicatore quantomeno incoraggiante, considerando che poche settimane fa l’indice DESI 2021 ha evidenziato un “significativo ritardo” sul capitale umano nel Paese. E infine, nell’epoca del Green Deal europeo, meno di un cittadino dell’UE su cinque (23 per cento) è preoccupato per l’impatto ambientale dei prodotti e dei servizi digitali.
C’è bisogno di una maggiore conoscenza dei diritti online, in particolare in Italia. Solo il 39 per cento dei cittadini italiani (rispetto al 60 dell’UE) è consapevole del fatto che diritti come la libertà di espressione, la privacy e la non-discriminazione dovrebbero essere rispettati online così come offline. È il dato più basso dopo Romania (37) e Bulgaria (34).
Anche per questo motivo assume particolare importanza la grande richiesta di informazioni su termini e condizioni che si applicano alla connessione Internet, di connessioni economiche e ad alta velocità e di utilizzo di un’identità digitale sicura e affidabile per accedere a servizi online pubblici e privati. È l’82 per cento dei cittadini europei a chiedere a Bruxelles di definire una visione comune su diritti e principi digitali, facendo dell’inclusione per tutte le persone la bandiera della diffusione degli strumenti online.
Tutti questi risultati andranno ora a confluire nella proposta del gabinetto von der Leyen per una Dichiarazione interistituzionale sui diritti e i principi digitali entro fine 2021, condivisa con il Parlamento Europeo e il Consiglio UE. A partire dal 2023 sarà anche pianificata una campagna annuale di raccolta dati dell’Eurobarometro sulla percezione dei cittadini rispetto all’attuazione pratica dei principi digitali definiti dalla Dichiarazione.