Dopo l’apporvazione definitiva della Pac, la politica agricola comune, dopo tre anni di discussioni, per il nostro paese è prevista una riduzione del 7% rispetto al 2015; Circa 6.5 miliardi in meno rispetto al quinquennio precedente.
Oltre al calo dei fondi disponibili si deve anche fare i conti con alcune scelte comunitarie che comporteranno dei sacrifici, soprattutto a carico delle imprese agricole e dei settori produttivi che finora hanno beneficiato di pagamenti diretti piuttosto generosi.
La riforma della Pc 2023/2027 è stata approvata il 23 novembre scorso, in Plenaria a Strasburgo con oltre il 65% dei voti a favore del regolamento sui Piani strategici e il 70% a favore del regolamento Orizzontale e del regolamento sulla Organizzazione comune dei mercati.
“E’ una Pac più sociale e che proteggerà maggiormente l’ambiente e la biodiversità”, ha detto Norbert Lins, presidente della Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale del Parlamento europeo, mentre la relatrice Ulrike Mueller ammette che “il Green deal avrebbe potuto essere più ambizioso”, ma senza questa riforma non sarebbe stato possibile aiutare gli agricoltori; in generale, chi ha sostenuto la riforma parla di “buon compromesso su sicurezza alimentare ed equità sociale”.
“La Politica agricola comune che oggi presentiamo ai cittadini europei, e che accompagnerà i nostri agricoltori dal 2023 al 2027, è frutto di un negoziato durato tre anni, e rappresenta un equilibrio ambizioso tra i tre livelli di sostenibilità – economica, sociale e ambientale – del nostro sistema agricolo”. questo il commento di Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo.
“Questa riforma – sottolinea il coordinatore S&D – determinerà anche il contributo fondamentale della Pac e dei nostri agricoltori al raggiungimento degli obiettivi che l’Unione si è posta con il Green deal, destinando almeno un quarto degli aiuti diretti agli eco-schemi e almeno il 35% dei fondi per lo Sviluppo rurale a misure ad alto valore ambientale. Ma per vincere le sfide ambientali e sociali che ci attendono, sarà necessaria quella conoscenza delle dinamiche territoriali che caratterizza le nostre amministrazioni regionali: proprio per questo abbiamo voluto salvaguardare il loro ruolo, rendendole protagoniste nella redazione dei Piani strategici nazionali”.
“Dopo oltre tre anni dalla presentazione della proposta, si è concluso il lungo iter legislativo e parlamentare e di questo siamo contenti – ha dichiarato il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino – La riforma della Pac poteva essere scritta meglio, ma siamo a un buon punto di partenza. Ora l’Europa può essere più forte di fronte alle sfide post pandemia e l’agricoltura dei Paesi membri in grado di guardare con ottimismo al ruolo di protagonista della transizione. Dal primo gennaio 2023, gli agricoltori potranno infatti contare su nuove norme, più robuste e strutturate, per giungere a un sistema produttivo più equo e green”.
“Con la nuova Pac, l’Europa agricola guadagna maggiore rispetto della sfera ambientale e sociale, che dovrà però muoversi in costante equilibro con la garanzia del reddito per gli agricoltori. Nel dettaglio – precisa Cia – tra il primo e il secondo pilastro, almeno il 60% delle risorse saranno dedicate alla nuova architettura verde, con il 25% delle risorse del primo pilastro da destinare agli eco-schemi. Un punto chiave per dare impulso all’agricoltura del futuro”.
“Il difficile negoziato di questi ultimi anni – ha invece detto il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – ha comunque portato ad un risultato migliorativo rispetto alla proposta iniziale del 2018, in termini di risorse e di strumenti per affrontare le ambiziose sfide poste dal Green Deal europeo, per uno sviluppo del settore che sia sostenibile da un punto di vista economico, ambientale e sociale, come ribadito anche recentemente dal Commissario all’agricoltura, Janusz Woicjechowski, intervenuto al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, organizzato da Coldiretti proprio alla vigilia del voto sulla riforma della Pac”.
Mentre sul fronte dei conservatori Carlo Fidanza dell’Ecr ha ribadito come sia importante salvaguardare le eccellenze del made in Italy, che potrebbero essere messe in difficoltà proprio dal consistente taglio di risorse per il nostro paese: “È stata approvata la nuova PAC, che abbiamo difeso dal tentativo dei talebani verdi di imporre agli agricoltori regole e costi sempre più penalizzanti. Nonostante questo c’è comunque un taglio delle risorse per l’Italia. Noi continueremo a batterci per difendere le nostre eccellenze!”.