Bruxelles – E’ di nuovo scontro al Consiglio dell’Unione Europea sull’aumento dei prezzi del gas e sulla riforma del mercato energetico. I ministri dell’energia tornano a riunirsi oggi (2 dicembre) a Bruxelles, dopo che l’ultimo incontro straordinario del 26 ottobre non aveva dato risultati concreti se non mettere in evidenza le divisioni attuali tra gli Stati membri su come affrontare il rincaro dei prezzi dell’energia che l’UE si porterà avanti fino alla primavera.
Alla vigilia di questo appuntamento, Italia, Francia, Spagna, Grecia e Romania hanno presentato un non paper in cui si chiede, in sostanza, una revisione in vari punti della direttiva europea sull’elettricità, per tenere conto nella determinazione del prezzo dell’energia elettrica del mix energetico di ciascun Paese, che è una delle cause di forti divergenze di prezzi tra gli Stati membri. “Dobbiamo agire a breve termine, al fine di garantire che i consumatori percepiscano i benefici delle tecnologie a zero emissioni e proteggendoli allo stesso tempo dalla la crescente volatilità dei mercati del gas naturale”, si legge nel documento.
Come richiesto già diverse settimane fa, propongono anche l’introduzione di un meccanismo di acquisto congiunto e centralizzato a livello europeo sul gas, da mantenere su base volontaria. La Commissione Europea presenterà il 14 dicembre un quadro aggiornato legislativo sul gas, la parte conclusiva del pacchetto Fit for 55, e ha già anticipato che la proposta di un impegno centralizzato potrebbe esserci. Di contro, si conferma contrario all’idea di una revisione del mercato energetico un gruppo più numeroso di Paesi (Austria, Germania, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Lettonia e Paesi Bassi) che ieri ha firmato una dichiarazione congiunta per opporsi alle riforme strutturale del mercato, che non sarebbero giustificabili da una crisi dei prezzi di natura temporanea.
Gli esiti di questo Consiglio Energia sono importanti per capire come si svolgeranno le discussioni al Vertice europeo del 16 e 17 dicembre, che ha il caro energia tra i temi principali in agenda. “Alcuni Paesi vorrebbero evitare di modificare le regole, mentre altri, come l’Italia, preferirebbero rivedere il meccanismo di tutela del cittadino”, ha sintetizzato ai giornalisti il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a margine dei lavori del Consiglio.
“Sono state analizzate molte possibilità: si parla di fare uno stoccaggio comune del gas” a livello europeo cercando “di comprarlo insieme”, ha spiegato. “Si è discusso dell’eventualità di avere un sistema regolatorio europeo” per tutelare “di più i cittadini europei che a seconda del Paese in cui vivono, pagano una bolletta più alta o più bassa”, ha continuato Cingolani. “Ci sono Stati che pagano 270 euro a magawattora e altri ne pagano meno della metà: c’è oggettivamente una forte discrepanza. Ognuno di noi ha un problema e serve un compromesso che consenta a tutti di fare la transizione in maniera sostenibile”, ha aggiunto Cingolani.
Tutte le soluzioni che sono state portate al Consiglio Energia “hanno dei pro e dei contro e non ce n’è una identificata”, ha spiegato il ministro. “Ci sono alcuni Stati che preferirebbero non cambiare le regole e più o meno mantenerle come sono adesso, soprattutto gli Stati del nord” dal momento che, “a loro modo di vedere, la bolla dei prezzi del gas potrebbe, nel primo quadrimestre del prossimo anno, scendere”. Altri come Francia, Spagna e l’Italia sarebbero “un po’ più interessati a rivedere globalmente il meccanismo di tutela del cittadino, anche con regole più europee”, ha proseguito il ministro. “Ma sono approcci gentili: abbiamo guardato queste possibilità e abbiamo iniziato a discuterle”. Nella riunione c’è stata la presentazione da parte dell’agenzia europea per l’Energia, l’Acer, di una prima valutazione preliminare sul perché i prezzi dell’energia sono così alti. “L’agenzia non entra nel merito delle scelte da fare” a livello di governi, ma un rapporto definitivo sarà presentato ad aprile. Per Cingolani “tutti i ministri hanno sottolineato la correttezza dell’analisi”.
“Un paese che produce il 65 per cento dell’energia attraverso il gas, non può assolutamente parlare di transizione ecologica. Da ricordare che l’uso di questo combustibile, rilascia almeno il 25 per cento delle emissioni di Co2 nel mondo. Quindi cercare di inserirlo nella tassonomia è soltanto una mossa distruttiva per il pianeta”, accusa l’europarlamentare Ignazio Corrao dei Verdi europei. “Se l’introduzione delle rinnovabili è così lenta in Italia, non sarebbe il caso di investire di più affinché ci sia una vera transizione ecologica? Investire oggi riduce le spese del domani, perché le nuove tecnologie saranno strettamente legate alle rinnovabili vere e proprie”, conclude.