Bruxelles – L’Italia è favorevole a non escludere nella tassonomia europea “il nuovo nucleare o oltre forme di tecnologia”. Così il ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani , che spiega: “Non mi riferisco ovviamente al vecchio nucleare: prima, seconda e terza generazione in questo momento non le considero tecnologia nuove. Ma credo che gli small modular reactors (i piccoli reattori modulari che possono essere usati per la produzione di calore ed elettricità) e soprattutto la fusione non possano essere fuori da un piano di visione” a lungo termine per la transizione.
Dopo tanto rimandare, il ministro ha chiarito al Consiglio Energia riunitosi a Bruxelles qual è la posizione dell’Italia sulla debacle in corso in UE sul sistema di classificazione degli investimenti sostenibili, e se classificare come tali anche l’energia dell’atomo e il gas. “La tassonomia deve veramente guardare avanti”, sottoscrive nel suo intervento al Consiglio.
Sul gas non c’erano dubbi. L’Italia ancora ne è troppo dipendente. Per il nucleare Cingolani ha fatto in modo di non chiarire fino a questo momento la posizione dell’Italia, in attesa della presentazione da parte della Commissione Europea del secondo atto delegato (che dovrebbe arrivare la prossima settimana, l’8 dicembre) sulla tassonomia che andrà a definire se il futuro del nucleare e gas sarà “sostenibile”. Sembra ormai acquisito che la tassonomia includerà entrambi, ora il nodo è diventato più che altro capire in quali termini e a quali condizioni saranno definite “green”: per il gas si parlerà di una soglia limite delle emissioni di CO2 che si possono produrre, quanto al nucleare ancora non è chiaro.
Per l’Italia quindi nucleare sì, ma quello di nuova generazione come i piccoli reattori modulari che hanno – spiega Cingolani agli omologhi europei – “caratteristiche completamente diverse dal vecchio nucleare”. Così lo stesso documento sulla tassonomia deve essere pensato dalla Commissione come flessibile, suscettibile a modifiche via via che si sviluppano nuove tecnologie utili alla transizione verde. Dovrà essere “un documento ‘rolling’, che va aggiornato probabilmente su scala annuale”, si augura parlando poco dopo ai giornalisti a margine del Consiglio Energia. L’Italia ha detto addio alla produzione di energia da nucleare dal 1987, quando un referendum cittadino ha indicato alla politica la via da seguire a riguardo. Una seconda bocciatura è arrivata poi nel 2011, sempre su referendum.
Il ministro italiano non parla solo di nucleare ma in generale sollecita a “un grande atto di coraggio sugli investimenti” per nuove tecnologie, ad esempio di forme nuove di cattura dell’anidride carbonica. “La transizione è una maratona, noi stiamo parlando oggi per il 2025, quindi se al 2030 possiamo considerare un futuro abbastanza prevedibile con le tecnologie attuali, dobbiamo anche avere il coraggio di pensare che fra 20-30 anni le tecnologie di oggi saranno desuete”, ha spiegato ai giornalisti. Guardando all’esperienza COVID e la rapidità con cui si è sviluppato un vaccino per mitigarne gli impatti, “l’Europa come continente leader dovrebbe fare uno sforzo enorme anche in ricerca e sviluppo e guardare avanti con molto coraggio e non chiedersi se soddisfiamo adesso le paure di qualcuno, noi abbiamo il dovere di guardare con coraggio ai prossimi decenni, quello che abbiamo adesso è sufficiente al 2030, potrebbe non esserlo dopo”.