La Tampon tax in Italia
Nelle ultime settimane nel nostro Paese si è sentito molto discutere della promessa dell’abbassamento della cosiddetta “tampon tax”, vale a dire l’iva che viene applicata su assorbenti e prodotti per l’igiene femminile. Ad essere precisi, questa tassa non esiste in quanto tale, o al massimo può essere definita come un’extra tassa, dato che è la stessa che viene attualmente applicata a tutti i beni di lusso in Italia, e corrisponde al 22% del prezzo finale.
L’IVA sugli assorbenti femminili è stata introdotta per la prima volta in Italia nel 1973, e corrispondeva all’epoca al 12%, per aumentare poi in seguito così come è accaduto per altri prodotti. La questione dell’abbassamento dell’iva sugli assorbenti in Italia è stata sollevata molto spesso a partire dal 2016 e lo slogan più conosciuto è quello che sostiene che “il ciclo non è un lusso”.
Effettivamente, sotto i riflettori politici sono state poste diverse considerazioni, in primis quella secondo la quale prodotti altrettanto necessari (o anche meno necessari, secondo i punti di vista) come i rasoi da barba vedono un’aliquota al 10%. Il fatto che persino l’IVA sui tartufi sia recentemente scesa dal 22% al 10% ha scaturito con sarcasmo e ilarità una pioggia di commenti e post sui social media sul fatto che convenga mangiare tartufo piuttosto che avere le mestruazioni.
Quali saranno i prossimi passi nel nostro Paese?
Lo scorso ottobre, nel comunicato finale che ha approvato il documento programmatico di Bilancio, vale a dire la cornice della prossima Legge di Bilancio, si poteva leggere che in manovra è previsto “il taglio dal 22% al 10% dell’IVA su prodotti assorbenti per l’igiene femminile”.
Nonostante il passo in avanti che è stato promesso, molte e molti hanno ribattuto che ciò non sia sufficiente, in quanto le persone che hanno le mestruazioni non scelgono certo di averle, e che la tassa andrebbe ridotta quindi al 4%, per portarla al pari dei beni considerati “di prima necessità” in Italia.
Nel 2019 l’aliquota nel nostro paese è stata abbassata al 5% esclusivamente per gli assorbenti compostabili e biodegradabili. Gli stessi, oltre ad essere praticamente introvabili sul mercato, sono molto più costosi e ci portano a sottolineare l’esistenza di quel fenomeno chiamato “period poverty”, che indica l’impossibilità economica di potersi garantire un’igiene adeguata durante tutto il periodo mestruale.
Ma quanto è alta la tampon tax nel resto d’Europa?
Dal 2007, in tutta l’Unione Europea, i Paesi sono liberi di ridurre al minimo l’iva sugli assorbenti e i prodotti igienici femminili. Ciononostante, molto spesso questa resta alta come nel caso dell’Ungheria, dove l’iva è al 27%, o della maggior parte dei paesi scandinavi, dove questi prodotti sono tassati al 25%. In Grecia, addirittura, l’aliquota sugli assorbenti è stata recentemente aumentata al 23% come parte delle misure di austerità, secondo i dati Eurostat.
Al contrario, però, molti Paesi hanno deciso di prendere la decisione opposta: tra il 2019 e il 2020 la Polonia, la Repubblica Ceca e la Lituania hanno ridotto la tampon tax fino al 5%, così come la Germania che ha abbassato l’iva al dal 19% al 7%, e il Lussemburgo dove attualmente la tassa è al 3%.
Nel 2015, inoltre, la Francia ha abbassato la tampon tax al 5,5%, mentre Cipro ha visto la stessa scendere, in maniera simile, al 5% dal 2018. L’unico Paese dell’Unione europea dove la tassa sui prodotti igienici mestruali è stata totalmente eliminata, invece, è attualmente l’Irlanda.
Da gennaio 2021, infine, in seguito alla Brexit, anche il Regno Unito ha deciso di abolirla e la Scozia è risultata, da novembre 2020, la prima nazione al mondo ad approvare una legislazione che rende i prodotti mestruali femminili interamente gratuiti. Questa misura era discussa da molto tempo ed è risultata ancora più necessaria in seguito alla pandemia e alla crisi economica generata dalla stessa.