Bruxelles – Qualche giorno fa parlando al termine di un incontro tra ministri europei qui a Bruxelles il ministro dell’Innovazione Vittorio Colao interpellato dai giornalisti sulla vicenda TIM ha affermato, tra altre cose, che “la Commissione Europea ci ha ribadito sempre che operatori verticalmente integrati non vengono visti come pro concorrenziali”.
L’affermazione ci ha lasciati perplessi, perché nessuno di noi qui a Eunews aveva mai sentito un’affermazione del genere da parte di un esponente della Commissione. Allora abbiamo chiesto ad altri colleghi, altri esperti, a chi questi dossier li vede e ci lavora tutti i giorni: nessuno aveva mai sentito questa cosa.
Alla Commissione le uniche parole concesse da una portavoce del settore su questo tema sono che “in questa fase non è possibile formulare alcun commento […] in particolare sul mercato italiano delle telecomunicazioni”. Il che già aiuta a capire che una posizione ufficiale della Commissione sul tema della verticalità non c’è.
Sarebbe un fatto enorme se le cose stessero come ha detto Colao, anche perché una posizione del genere riguarderebbe la gran parte dei grandi operatori europei, che come TIM possiedono infrastrutture e effettuano servizi retail, mettendo in subbuglio un settore primario dell’economia europea.
Dopo due o tre giorni di inchiesta sull’affermazione del ministro, quello che ne è emerso è che la Commissione non ha una posizione generale sul fatto che gli operatori di telecomunicazioni integrati verticalmente favoriscano o meno la concorrenza. Al massimo, ci spiega chi ha visto numerosi casi del genere, un’eventuale minaccia alla concorrenza deve essere valutata caso per caso, a seconda della struttura del mercato nello Stato membro della compagnia coinvolta.
La questione però sul piano teorico esiste, ovviamente. Un operatore verticalmente integrato può essere incentivato a favorire i propri servizi di telecomunicazioni al dettaglio rispetto agli altri operatori di telecomunicazioni che dipendono dalla sua rete per fornire i propri servizi ai loro clienti al dettaglio.
In una situazione in cui un’unica rete è controllata da un operatore di telecomunicazioni attivo anche a livello di vendita al dettaglio, la Commissione deve quindi valutare gli incentivi dell’operatore a fornire un accesso “non discriminatorio” a terzi. Ma sempre “caso per caso”, perché una posizione pregiudiziale non esiste.
Interpellata sulla questione TIM la Commissione europea si trincera per ora nel silenzio spiegando che a Bruxelles “non sono state notificate eventuali operazioni riguardanti TIM”. La portavoce per il settore ripete che “spetta sempre alle imprese notificare un’operazione alla Commissione, se ha una dimensione comunitaria”.
Richiesta di un commento la portavoce risponde che “in questa fase non è possibile formulare alcun commento sulla valutazione di merito delle potenziali operazioni riguardanti TIM, né in particolare sul mercato italiano delle telecomunicazioni”.