Bruxelles – Dopo settimane intense per l’Unione Europea sul confine orientale tra Polonia e Bielorussia, tra respingimenti violenti e illegali di persone migranti da parte delle autorità di Varsavia e nuove sanzioni al regime bielorusso di Alexander Lukashenko, il rischio è che lo stato di allerta si normalizzi e le notizie dalla frontiera perdano d’interesse a Bruxelles.
È per questo motivo che diventa ancora più essenziale che sia costante il flusso di informazioni sulla situazione della crisi migratoria lungo la rotta bielorussa, attraverso un monitoraggio da vicino da parte delle istituzioni comunitarie e degli operatori dell’informazione su entrambi i lati del confine tra Polonia e Bielorussia.
Sul fronte istituzionale va ricordata la missione degli eurodeputati del Partito Democratico in risposta alla “richiesta di vicinanza e presenza arrivata da ONG, cittadini, sindaci” che stanno aiutando le persone migranti. Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino e il capo-delegazione PD, Brando Benifei, arriveranno questa sera (venerdì 26 novembre) a Varsavia e domani si recheranno a Michałowo, nei pressi della zona di confine, dove incontreranno il sindaco e faranno visita ai centri di accoglienza e ai volontari che assistono le persone migranti sul lato polacco del confine. “L’Europa esiste se c’è umanità e solidarietà“, ha commentato Benifei prima della partenza.
Stasera andrò al confine tra #Polonia e #Bielorussia dove c'è una situazione delicatissima. Su questioni come le migrazioni serve una condivisione di responsabilità tra i Paesi #UE, una condivisione ostacolata dai Governi nazionalisti amici della destra italiana @agorarai @RaiTre
— Brando Benifei (@brandobenifei) November 26, 2021
Ma la questione fondamentale – che ha scatenato le polemiche da settimane nell’UE – riguarda proprio la possibilità di accesso per le organizzazioni internazionali e i giornalisti nella zona rossa istituita a settembre dalla Polonia, una striscia di terra larga tre chilometri lungo il confine orientale con la Bielorussia in cui non è consentito l’accesso ai civili non autorizzati. In questo modo, da quando è scoppiata la crisi, i soldati polacchi hanno impedito agli operatori dell’informazione provenienti da tutta Europa di documentare gli ormai innumerevoli episodi di pushback, i respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea.
In una telefonata con il ministro degli Interni polacco, Mariusz Kaminski, la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha sollevato la questione dell’accesso alla frontiera e ha riferito alla stampa che il governo di Varsavia “sta pianificando di aprire ai giornalisti”. Non ci sono ulteriori dettagli, ma “dovrebbe passare un regolamento all’Assemblea nazionale”, ha spiegato Johansson.
Dall’altra parte del confine, “abbiamo assistito negli ultimi giorni a una de-escalation in Bielorussia, credo dipenda dall’approccio compatto dell’Unione Europea”, è stata la rivendicazione di successo della commissaria UE in merito alle pressioni sulle compagnie aeree che organizzano i viaggi dai Paesi di origine delle persone migranti verso Minsk. “Vediamo un nuovo atteggiamento del regime, che permette alle persone di spostarsi dalla frontiera e di avere un riparo”, ha aggiunto la commissaria agli Affari interni, sottolineando che tra “gli sviluppi nella giusta direzione” ci sono anche i voli di rimpatrio su base volontaria organizzati dal governo dell’Iraq. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Tass, la compagnia di bandiera Iraqi Airways ha già effettuato tre voli alla fine della scorsa settimana, mentre altri due sono in programma dall’aeroporto di Minsk tra oggi e domani.