Bruxelles – Lo aveva anticipato la vicepresidente della Commissione UE per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová, una settimana fa all’European Business Summit: “La pubblicità politica online mirata sui dati sensibili dei cittadini deve essere vietata“. Esattamente sette giorni dopo è arrivata la proposta del gabinetto von der Leyen, la misura principale di un pacchetto per la protezione dei processi democratici ed elettorali in Europa.
“Le elezioni non possono essere una competizione portata avanti con metodi opachi e non trasparenti”, ha dichiarato oggi (giovedì 25 novembre) in conferenza stampa la vicepresidente Jourová. “La gente deve sapere perché sta vedendo un annuncio, chi ha pagato, quanto e quali criteri di microtargeting sono stati utilizzati”. Dal momento in cui “le nuove tecnologie dovrebbero essere strumenti di emancipazione, non di manipolazione”, la nuova proposta della Commissione UE “porterà un livello di trasparenza senza precedenti nelle campagne politiche”, è la speranza della vicepresidente ceca.
Prima di tutto, è stata indicata la necessità di porre regole chiare sulla trasparenza e il target della pubblicità politica online. Così come succede offline, i cittadini “devono essere in grado di distinguere facilmente se stanno guardando contenuti politici a pagamento”, per poter partecipare a “dibattiti aperti, liberi da disinformazione, interferenze e manipolazioni”. Per questo motivo l’ambito di applicazione si estende a tutti gli annunci politici sulle piattaforme digitali, da quelli finanziati direttamente o indirettamente da partiti e fondazioni, a quelli “che sono in grado di influenzare il risultato di un’elezione, un referendum, un processo legislativo o normativo o il comportamento di voto”, si legge nella proposta.
Per proteggere l’integrità delle elezioni e del dibattito democratico online, sono state proposte etichette di trasparenza per la pubblicità politica a pagamento, che dovranno fornire “chiaramente” una serie di informazioni chiave: il nome dello sponsor, un avviso con l’importo speso, le fonti dei fondi utilizzati e il collegamento tra la pubblicità e le relative elezioni. Sarà anche obbligatorio includere informazioni che indicano a quale gruppo di utenti è indirizzato il messaggio politico e rendere pubblica la politica interna sull’uso di tecniche di amplificazione dei messaggi sulle piattaforme.
A proposito di messaggi politici mirati, la misura più incisiva – anche considerato quanto emerso dalle rivelazioni dell’ex-dipendente di Facebook, Frances Haugen, sulle pratiche dell’azienda – è quella relativa alle tecniche di microtargeting sulle piattaforme. Ogni forma di pubblicità politica online che utilizza e sfrutta i dati sensibili degli utenti (origine etnica, opinioni religiose e politiche, stato di salute, orientamento sessuale) sarà illegale. Queste tecniche saranno consentite solo dopo l’esplicito consenso da parte della persona interessata, oppure nel contesto delle attività di fondazioni, associazioni o enti senza scopo di lucro (anche filosofici, religiosi e sindacali), ma esclusivamente quando si rivolgono ai loro stessi membri.
Se tutti questi requisiti di trasparenza non saranno soddisfatti, la pubblicità politica non potrà essere pubblicata su una piattaforma online. In caso di violazione delle norme, gli Stati membri saranno invitati a introdurre multe “efficaci, proporzionate e dissuasive”. Inoltre, le autorità nazionali per la protezione dei dati saranno incaricate di controllare come vengono usati i dati personali dei cittadini e avranno il potere di imporre multe in linea con le norme UE.
La strada verso le elezioni europee 2024
Non c’è solo la lotta alle tecniche “subdole” di pubblicità politica online nel pacchetto presentato dalla Commissione. Mettendo nel mirino le prossime elezioni europee in programma nel 2024, il gabinetto guidato da Ursula von der Leyen è alla ricerca di soluzioni per risolvere il problema della scarsa partecipazione al voto da parte dei circa 13,5 milioni di cittadini UE “mobili” (che risiedono, vivono o lavorano in un Paese membro diverso da quello di origine). Tra le proposte, c’è la modifica mirata alle direttive esistenti sui diritti elettorali (anche sul voto comunale nel proprio Paese di origine), l’obbligo di informare i cittadini dei loro diritti, modelli standardizzati per la registrazione come elettori o candidati e l’uso delle lingue più parlate dai cittadini UE mobili residenti sul territorio di ciascuno Stato. Il pacchetto include anche garanzie per questi elettori di non essere cancellati dalle liste elettorali nel Paese di origine.
Infine, l’esecutivo comunitario ha anche proposto di rivedere le regole UE sul finanziamento dei partiti politici e delle fondazioni. “Il quadro attuale ha una serie di scappatoie che permette loro di operare anche in contrasto con la loro missione di rappresentare la voce dei cittadini”, ha sottolineato la vicepresidente Jourová. Questi aggiornamenti mirano a facilitare le interazioni delle famiglie politiche europee con i partiti nazionali affiliati, aumentando la trasparenza sulle donazioni e riducendo gli oneri amministrativi.
“Elezioni eque e processi democratici trasparenti sono parte integrante di una società vibrante e funzionante”, il commissario per la Giustizia, Didier Reynders. Le proposte della Commissione saranno ora discusse dai co-legislatori del Parlamento e del Consiglio UE. Proprio per assicurare che le elezioni per il rinnovo dell’Eurocamera nel 2024 “si svolgano secondo i più alti standard democratici”, l’obiettivo dell’esecutivo comunitario è che tutte queste nuove regole entrino in vigore e siano applicate dagli Stati membri entro la primavera del 2023, un anno prima dell’appuntamento elettorale.