Bruxelles – Uno strumento dell’UE che affronti la violenza contro le donne e la violenza domestica attraverso obblighi vincolanti per gli Stati membri. 25 novembre, è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e il Parlamento Europeo riunito a Strasburgo apre l’ultima giornata di sessione plenaria con un dibattito con la commissaria europea per l’Uguaglianza, Helena Dalli, che promette di dire “basta” alla sola retorica e di portare a termine già da dicembre una serie di azioni concrete per prevenire e combattere la violenza contro donne e ragazze.
In Europa una donna su tre di età pari o superiore a 15 anni dichiara di aver subito qualche forma di violenza fisica e/o sessuale e nel 2019, secondo i dati Eurostat sulla violenza di genere in UE, morivano 4 donne al giorno. Durante la pandemia COVID-19, i casi di violenza domestica – che già erano una realtà prima della crisi – sono aumentati, accendendo i fari dell’attenzione di tutti sul fatto che per molte donne e ragazze tornare a casa non significa necessariamente tornare in un luogo sicuro. Gli impegni che l’UE per combattere una tendenza largamente presente nelle democrazie europee deve assumersi trascendono la data simbolica del 25 novembre, ogni giorno è il giorno giusto per lavorare per una Unione della piena uguaglianza, dei diritti e dei doveri.
Ma la ricorrenza è l’occasione per l’Esecutivo per ricordare quali azioni intende mettere in campo nei prossimi due anni di legislatura e confrontarsi con l’Emiciclo a netta maggioranza femminile. “Ci serve uno strumento dell’Unione per contrastare la violenza di genere, stiamo esaminando come è meglio procedere”, dice la commissaria Dalli rivolta agli eurodeputati. “All’inizio del 2022 la Commissione europea presenterà una direttiva per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica”.
Secondo le indicazioni fornite da Dalli, sarà basata sugli obiettivi della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza
nei confronti delle donne e la violenza domestica, che ancora sei Stati membri (Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Lituania, Lettonia, Slovacchia, Lettonia, Slovacchia) non hanno ratificato impedendo di fatto all’Unione di aderirvi con completezza. La direttiva annunciata lavorerà per “assicurare che gli Stati membri abbiano o mettano in campo misure efficaci per prevenire e combattere la violenza di genere e dare sostegno alle vittime”, ha spiegato.
A Bruxelles preme anche affrontare alcune tendenze che si sono accentuate durante la pandemia, come la violenza digitale e online (compresa la diffusione di immagini e foto intime senza il consenso dei diretti interessati) e più genericamente quella domestica, accentuata dai lockdown della pandemia. Già a dicembre è in programma “una proposta per attivare una decisione del Consiglio” per ampliare il ventaglio di reati europei per includere “l’incitamento all’odio e i reati generati dall’odio” basati sul genere o sull’orientamento di genere, tra gli altri. Non mancheranno “altre misure che punteranno a eradicare la violenza di genere come una raccomandazione e la costruzione di una rete sociale europea di prevenzione alla violenza, “su cui il lavoro inizierà il prossimo anno”, spiega la commissaria.
“La violenza contro una di noi è una violenza contro tutte”, scrive su twitter la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, confermando che a inizio 2022 ci sarà una legge europea per combattere la violenza sulle donne.
Violence against one of us is violence against all of us.
On this #IDEVAW, from the bottom of my heart, I want to say:⁰
Enough is enough.
We stand united.
Let’s take action⁰
Early next year, I will propose a law to combat violence against women.
#OrangeTheWorld pic.twitter.com/3IwGNKkANK— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 25, 2021
Un dibattito tutto al femminile
Una vittima ogni sei ore, dicono i dati Eurostat sulla violenza di genere in Europa. “Numeri e storie che parlano di tutte noi”, ricorda l’eurodeputata dem Pina Picierno (S&D) nel suo intervento accorato in plenaria. “La violenza attraversa tutte le nostre vite e resta un limite insopportabile alla nostra dignità, libertà e vita”. Si domanda retoricamente se questa emergenza sia in cima all’agenda delle istituzioni dell’Ue. “La risposta è no”, sei Stati membri non hanno ancora ratificato la Convenzione di Istanbul mentre “le donne muoiono ammazzate per mano degli uomini, sono crimini compiuti in nome di una cultura precisa che si chiama patriarcato”.
Solo in Italia dall’inizio del 2021 si contano 57 vittime di femminicidio”, ricorda l’eurodeputata leghista Simona Baldassare (Identità e Democrazia). Le eurodeputate della Lega, su iniziativa di Isabella Tovaglieri, si sono dotate di una mascherina rossa per manifestare solidarietà a tutte le donne vittime di violenza. “In questa seduta plenaria del Parlamento europeo, noi eurodeputate della Lega abbiamo voluto mandare il nostro messaggio di vicinanza a tutte le donne che hanno subito o stanno subendo forme di violenza”, spiega in una nota Tovaglieri. “La violenza contro le donne rimane una delle più diffuse e gravi violazioni dei diritti umani. Le sofferenze e le conseguenze negative sulla salute fisica e psicologica, nella sfera pubblica e privata, sul piano economico e lavorativo, si amplificano in condizioni di vulnerabilità, crisi umanitarie e con l’attuale pandemia”, ha ricordato in plenaria Laura Ferrara del Movimento 5 Stelle, condannando gli “Stati membri che mettono in discussione la Convenzione di Istanbul, ritardandone la ratifica e l’attuazione o manifestando volontà di recedere.
Oltre un’ora di dibattito sulla violenza di genere nell’Emiciclo di Strasburgo ha visto una netta maggioranza di donne parlamentari a prendere la parola. Di quasi cinquanta interventi, sono stati solo 13 gli europarlamentari uomini a prendere la parola sull’argomento, provenienti da diversi Stati membri e nessuno a parlare a nome dell’Italia. Di parità di genere e di violenza contro le donne devono parlare solo donne e ragazze oppure più banalmente è un argomento che interessa solo chi ne è direttamente coinvolto? Forse è una dimostrazione del fatto che per affrontare un fenomeno in cui è profonda una matrice culturale (più di un intervento nel dibattito fa riferimento a residui di patriarcato alla base di una disuguaglianza di genere ancora troppo evidente e che a volte è all’origine della violenza), servono cambiamenti profondi proprio a livello sociale e culturale e soli atti normativi non basteranno.