Bruxelles – L’Italia è sempre meno un Paese per giovani. L’ultimo rapporto della Commissione europea sull’occupazione certifica un deterioramento della situazione che fa dello Stivale il primo dei ventisette stati membri per numero di giovani totalmente inattivi. Ci sono 1,4 milioni di persone di età compresa tra i 15 e i 29 che non fanno niente. Non studiano, non lavorano, non fanno corsi di formazione né di aggiornamento. E’ il 15,7 per cento, un dato come nessun altro sia in termini percentuali sia in termini assoluti.
A livello generale la situazione si è deteriorata con la pandemia, e l’Italia non ha fatto eccezioni. Ovunque lo shock COVID-19 ha invertito la tendenza di sei anni di calo del numero di giovani senza lavoro, istruzione o formazione, rileva l’esecutivo comunitario. Risultato, attualmente “in tutta l’Unione europea abbiamo nove milioni di giovani che non hanno un’istruzione, un lavoro o una formazione“, lamenta il commissario europeo per il Lavoro e gli affari sociali, Nicolas Schmit. L’Italia da sola rappresenta quasi un sesto del totale dell’UE, e la sua situazione risulta “critica”.
La situazione degli inattivi e la tendenza ad averne in numero crescente è la loro fragilità contrattuale. La Commissione europea riconosce che il fenomeno si deve “in parte a causa delle posizioni precarie dei giovani nel mercato del lavoro“, specie nello Stivale. Qui prima della pandemia, alla fine del 2019, aveva un contratto a termine il 63,3 per cento degli under 25. A distanza di un anno, alla fine del 2020, anno di pandemia e lockdown, il tasso è sceso al 58,9 per cento ma perché è crescita la disoccupazione. Servirà una seria riforma del lavoro, la situazione “richiede un’azione politica decisa per prevenire i rischi di effetti negativi a lungo termine”. Schmit lo scandisce a chiare lettere: “E’ essenziale che gli Stati membri attuino immediatamente politiche attive del mercato del lavoro”.
Un altro messaggio a Mario Draghi, dopo quello fatto recapitare nella stessa giornata dai commissari Gentiloni e Dombrovskis. Ma 1,4 milioni di giovani totalmente inattivi sono troppi, soprattutto in un momento in cui “abbiamo bisogno dell’innovazione e della produttività della prossima generazione per mantenere competitiva la nostra economia”, continua il commissario UE per il lavoro.
I giovani l’Italia non sa attirarli, né trattenerli. L’Italia è nel gruppo dei sei Stati membri col più alto tasso di abbandono scolastico una volta terminato il ciclo di studi obbligatori. E’ il 13% degli italiani tra i 18 e 24 anni a lasciare libri e banchi, quasi 400mila giovani (384.265), tutti poco qualificati, proprio nel momento in cui la transizione verde e digitale varata dall’UE e dai suoi Stati membri ha bisogno di nuove professioni.