Bruxelles – Priorità agli over 40, ma gli Stati UE dovrebbero considerare i richiami del vaccino contro la COVID-19 per tutti gli adulti “idonei” alla vaccinazione sopra i 18 anni per frenare l’ondata di contagi in Europa. Questa la raccomandazione del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) contenuta nell’aggiornamento periodico sulla situazione epidemiologica dell’UE, pubblicato oggi (24 novembre).
Il documento raccomanda uno sforzo per colmare l’attuale divario immunitario tra Paesi in UE ma anche tra zone e regioni degli stessi Stati membri, offrire dosi di richiamo a tutti gli adulti ad almeno sei mesi di distanza e reintrodurre misure di contenimento cosiddette “non farmaceutiche”, ovvero mascherine obbligatorie dove non è possibile mantenere un distanziamento sociale ma anche il telelavoro. Tutte le raccomandazioni dell’ECDC non sono vincolanti per i governi, ma li aiutano a orientare le loro politiche sanitarie nazionali e molto probabilmente orienteranno le nuove linee guida su libera circolazione, dosi di richiamo e green pass che la Commissione pubblicherà in questi giorni.
Assessment of the current #SARSCoV2 epidemiological situation in the EU/EEA, projections for the end-of-year festive season and strategies for response, 17th update.
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— ECDC (@ECDC_EU) November 24, 2021
L’ECDC era rimasto fino ad ora molto cauto nel giudicare l’utilità di una dose aggiuntiva per tutta la popolazione. Nelle ultime linee guida di questo genere emesse a settembre insieme all’Agenzia europea per i medicinali (EMA), il Centro aveva affermato che non era urgente somministrare dosi di richiamo a individui completamente vaccinati nella popolazione generale, ma di prenderle in considerazione per gli individui immunocompromessi o per gli anziani fragili.
Dietrofront: ora la situazione nel continente sta precipitando, con un aumento delle infezioni che fanno temere per le feste di Natale, che per ragioni di maggiore convivialità portano a un aumento dei contagi. L’ECDC scrive nel documento che “le prove disponibili che emergono da Israele e dal Regno Unito (che hanno iniziato con la somministrazione di dosi di richiamo molto prima rispetto all’UE) mostrano un significativo aumento della protezione contro le infezioni e le malattie gravi a seguito di una dose di richiamo in tutte le fasce di età a breve termine”.
Lo stesso ha confermato Andrea Ammon, direttrice ECDC, in un briefing tecnico organizzato questo pomeriggio insieme a Marco Cavaleri, responsabile per la strategia dei vaccini dell’EMA. Le dosi ‘booster’ dal momento che aumenteranno la protezione contro le infezioni dovute dalla naturale diminuzione dell’immunità dopo la vaccinazione, potenzialmente possono ridurre la trasmissione del Coronavirus nella popolazione e prevenire ulteriori ricoveri e decessi. Se infatti l’efficacia del vaccino nel prevenire ricoveri e decessi “rimane stabile” per almeno nove mesi dopo la vaccinazione completa, dopo questo tempo è meno efficace nell’evitare l’infezione. Molti Paesi dell’UE hanno già iniziato a somministrare dosi di richiamo alle loro popolazioni, ma utilizzano criteri diversi per selezionare i gruppi a cui è stata assegnata la priorità e utilizzano intervalli diversi tra le vaccinazioni primarie e i richiami.
L’ECDC e l’EMA sostengono che si possano aspettare i sei mesi dopo il completamento del primo ciclo vaccinale, ma questo non significa che farli prima o dopo non sia efficace. Semplicemente i dati che hanno a disposizione sono di studi clinici effettuati sulla somministrazione dopo sei mesi e dunque anche la raccomandazione viene fatta in questi termini. Il monito ai governi è quello ad agire ora, se le raccomandazioni non dovessero essere implementate “c’è il rischio di un ulteriore picco di decessi e ricoveri in Europa tra dicembre e gennaio”, si legge ancora. Sollecitata in conferenza stampa sull’utilità dell’obbligo vaccinale (come disposto in Austria a partire da febbraio) per far fronte all’esitazione che si osserva in diversi Stati membri, Ammon ha frenato sottolineato che “non può considerarsi una bacchetta magica”. Se anche può contribuire ad aumentare il tasso di vaccinazione, si rischia una “polarizzazione” perché molti di coloro che non sono ancora vaccinati “non sono contro i vaccini, ma vogliono decidere autonomamente” e quindi l’obbligo può portare a un ulteriore rifiuto a vaccinarsi.