Bruxelles – La legge sui mercati digitali (DMA) dell’UE ha superato il primo scoglio. Dopo l’intesa di compromesso raggiunta la scorsa settimana e la votazione sugli emendamenti di ieri sera (lunedì 22 novembre), gli eurodeputati della commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) hanno approvato il testo presentato dal relatore Andreas Schwab (PPE) con 42 voti a favore, 2 contrari e 1 astenuto.
“L’Unione Europea è a favore della concorrenza, ma non vogliamo che le grandi aziende diventino sempre più grandi a spese dei consumatori e dell’economia europea“, ha commentato il relatore tedesco. La legge sui mercati digitali “escluderà la loro capacità di dettare le regole attraverso pratiche commerciali sleali”. In altre parole, “le regole sono stabilite dai co-legislatori, non dalle aziende private“, è stato l’affondo di Schwab. Una posizione decisa sostenuta anche dalla presidente della commissione IMCO, Anna Cavazzini (Verdi/ALE): “Attualmente poche grandi piattaforme e attori tecnologici impediscono l’emergere di modelli di business alternativi”, mentre “spesso gli utenti non possono scegliere liberamente tra diversi servizi”. Attraverso il Digital Markets Act, “l’UE sta mettendo fine al dominio assoluto del mercato delle grandi piattaforme online“.
Il testo approvato in commissione sarà presentato alla sessione plenaria di dicembre (in programma tra il 13 e il 16). Se arriverà il via libera, i negoziatori del Parlamento UE potranno confrontarsi con il Consiglio dell’Unione Europea, che dovrebbe adottare la sua posizione giovedì (25 novembre) nel corso del vertice dei ministri UE competenti in materia di Competitività. Con questo scenario, nel primo semestre del prossimo anno inizierà il lavoro di negoziazione tra co-legislatori, per cercare un’intesa sulla nuova legge dell’UE sui mercati digitali. “Puntiamo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per l’inizio del 2023 o già a fine 2022”, è la speranza del relatore Schwab.
Il contenuto della relazione
“Dopo una lunga discussione sulla portata della legge sui mercati digitali, abbiamo convenuto sulla necessità di utilizzare al meglio le risorse limitate che abbiamo a disposizione”, ha commentato in conferenza stampa il relatore. Il tema principale riguarda il target di gatekeeper (le piattaforme che possono controllare l’accesso al mercato secondo criteri qualitativi o quantitativi) che saranno oggetto del Digital Markets Act: saranno inclusi fornitori di servizi di intermediazione online, social network, motori di ricerca, sistemi operativi, servizi pubblicitari online, di condivisione video e di cloud computing, oltre a browser web, assistenti virtuali e smart TV.
Sostanziale la modifica della proposta del gabinetto von der Leyen sulla soglia quantitativa per rientrare nel campo di applicazione del DMA. “Con l’aggiornamento a 8 miliardi di euro di fatturato annuo nello Spazio economico europeo e 80 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato possiamo concentrarci sugli attori di mercato più grandi ed essere flessibili in caso di mutamenti del quadro”. Schwab ha indicato che, secondo questi parametri, “sono coinvolte sei grandi aziende” (Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft e Booking), “ma quando anche le società dell’economia tradizionale svilupperanno servizi digitali, la Commissione UE dovrà decidere se designarle come gatekeeper”. Altri criteri della legge per qualificare la piattaforma è il numero di Paesi membri coperti dai servizi digitali (“almeno tre”), degli utenti finali mensili (“almeno 45 milioni”) e degli utenti business (“più di 10 mila”).
Centrali nella relazione sulla legge sui mercati digitali le questioni relative alla trasparenza e all’interoperabilità. “Abbiamo introdotto condizioni-quadro per l’erogazione di servizi sui mercati digitali, per ottenere maggiore trasparenza anche per quanto riguarda la pubblicità“, ha confermato Schwab. Il testo specifica che “per i propri scopi commerciali e il posizionamento della pubblicità di terzi nei propri servizi” un gatekeeper deve “astenersi dal combinare i dati personali allo scopo di fornire pubblicità mirata o microtargettizzata“, fatta eccezione se è stato dato un “chiaro, esplicito e rinnovato consenso informato”, in linea con il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Esclusi in ogni caso i dati personali dei minori: “Non devono essere trattati per scopi commerciali, come il marketing diretto, la profilazione e la pubblicità mirata”, hanno messo nero su bianco gli eurodeputati. Nel fornire i servizi “anche di messaggistica”, vigerà “l’obbligo per i gatekeeper di interoperabilità“, in modo da garantire “l’armonizzazione delle regole sulla protezione dei dati”, ha specificato il relatore tedesco.
Ultimo punto sulle sanzioni in caso di violazione della legge sui mercati digitali e delle indicazioni sulle fusioni (in particolare quelle sulle cosiddette killer acquisition, le acquisizioni di società emergenti da parte delle aziende che dominano il mercato digitale). “Dovranno essere seguite dalla Commissione attraverso un regime speciale, ma l’idea è quella di rafforzare la funzione di controllo del Parlamento”, ha spiegato Schwab. Se un gatekeeper non rispetterà le regole, gli eurodeputati hanno stabilito di autorizzare l’esecutivo comunitario a imporre multe di “non meno del 4 per cento e non più del 20 per cento” del fatturato totale nell’anno finanziario precedente.
Per facilitare la cooperazione e il coordinamento tra la Commissione e gli Stati membri nelle loro decisioni di applicazione della legge sui mercati digitali, gli eurodeputati hanno anche proposto la creazione di un gruppo europeo ad alto livello di regolatori digitali. Il controllo del rispetto del DMA rimarrà centralizzato nelle mani dell’esecutivo UE, ma saranno potenziate le possibilità delle autorità nazionali di concorrenza nel richiedere informazioni specifiche ai gatekeeper su eventuali violazioni del regolamento sul proprio territorio nazionale.