Bruxelles – L’ultimo passaggio legislativo per attuare la nuova PAC dal primo gennaio 2023: l’Europarlamento ha dato oggi (23 novembre) il via libera ai tre testi di compromesso tra istituzioni che riformano la Politica agricola comune, anche se nell’Emiciclo di Strasburgo non sono mancate critiche a denunciare la scarsa ambizione “verde” dell’accordo concluso a fine giugno dai co-legislatori. Il regolamento sui piani strategici della PAC è stato approvato con 452 voti favorevoli, 178 contrari e 57 astensioni, il regolamento orizzontale che riguarda il finanziamento, la gestione e il monitoraggio con 485 voti favorevoli, 142 contrari e 61 astensioni e il regolamento sull’organizzazione comune dei mercati con 487 voti favorevoli, 130 contrari e 71 astensioni.
Tutti e tre i pilastri della riforma hanno ottenuto larga maggioranza nell’emiciclo. La nuova politica agricola comune conta più di un terzo delle risorse del bilancio comunitario a lungo termine con quasi 387 miliardi di euro da mobilitare tra 2021-2027, 242 miliardi dei quali nel periodo 2023-2027. Dieci milioni di imprese agricole nella UE, 8,5 milioni di famiglie che beneficeranno della nuova PAC in vigore dal primo gennaio 2023. “Accolgo con favore il risultato finale della votazione sul pacchetto PAC a stragrande maggioranza”, scrive su Twitter il commissario all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski. “È un messaggio forte e positivo per tutti gli agricoltori dell’UE”.
Il dibattito a Strasburgo e le reazioni al voto
Gli eurodeputati chiamati a esprimersi per l’ultima volta sulla riforma hanno avuto in mattinata un dibattito molto teso con la Commissione sui tre pilastri della riforma. Il dibattito, durato tre ore, è stato aperto dai tre relatori sui rispettivi regolamenti di riforma che hanno idee diverse sul compromesso raggiunto. Per Peter Jahr (PPE) relatore per il regolamento sui piani strategici, il compito dei co-legislatori “era presentare una riforma coerente e ci siamo riusciti. Per la prima volta” l’UE ha “una politica agricola comune cosi vicina all’ambiente”. Soddisfatta Ulrike Muller (Renew Europe) responsabile per il regolamento orizzontale che considera l’accordo “più di un passo nella giusta direzione per una PAC più trasparente”. Si dice “orgogliosa di aver preso parte alla nuova direzione della PAC” che, secondo lei, combina protezione del clima e sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. Assicura inoltre che la riforma consentirà “una radicale semplificazione”.
Come prevedibile, Eric Andrieu (S&D) relatore per l’organizzazione dei mercati agricoli ha denunciato invece il regolamento sui piani strategici, come un “assegno in bianco” in mano degli Stati. Tutta la nuova PAC “si basa sui piani strategici degli Stati e non sappiamo nulla su come saranno confezionati. Dobbiamo difendere la democrazia europea, è un assegno in bianco quello che ci chiedono di votare”.
Poi è stato il turno dei gruppi politici all’Europarlamento. Dallo stesso gruppo socialista di Andrieu, Paolo De Castro ha invitato i suoi colleghi a sostenere una PAC “più egualitaria, più sostenibile, più flessibile”. Rivendica il ruolo degli S&D nel lavorare in questi tre anni di negoziati per migliorare la proposta originaria della Commissione Europea e trovare un equilibrio sulle tre dimensioni della sostenibilità, economica ambientale e sociale. Su questo insiste anche Pina Picierno che ha parlato nel suo intervento di un “equilibrio soddisfacente” e del ruolo del gruppo nel dar vita a una dimensione sociale della PAC, una delle novità della riforma che consentirà di tutelare meglio i diritti dei lavoratori agricoli. Il gruppo dei Socialdemocratici si è presentato a Strasburgo molto diviso, con le delegazioni francesi e tedeschi pronti a votare contro il regolamento sui piani strategici.
Dal Partito popolare europeo (PPE) ha parlato l’eurodeputata francese Anne Sander, secondo cui “questo accordo interistituzionale consentirà di mantenere un equilibrio tra lo sviluppo economico dei settori agricoli e dei territori rurali, il sostegno al reddito essenziale per i nostri agricoltori e la transizione essenziale dall’agricoltura a una maggiore sostenibilità”. La nuova PAC resta imperfetta ma rappresenta “un passo avanti rispetto” alla precedente riforma del 2013, ha riconosciuto per Renew Europe Dacian Ciolos, ex commissario all’agricoltura del commissario Barroso. Sostegno anche dall’ECR, il gruppo dei Conservatori e Riformisti, che parlano di un compromesso tutto sommato equilibrato.
Di compromesso si tratta e come tale non è apprezzato da tutti. Il mondo ecologista è da mesi in prima linea per chiedere di affossare una riforma che considera inadeguata. All’Europarlamento, a guidare il fronte anti-PAC è stato il gruppo dei Verdi europei che negli ultimi giorni prima del voto ha mobilitato una campagna social per votare contro il progetto di riforma, denunciandone la scarsa ambizione ambientale. “Il testo è manchevole”, ha accusato in plenaria Tilly Metz. Per l’eurodeputato Bas Eickhout è ora di dire basta a un linguaggio così vago su quanto e come la politica agricola europea sarà allineata con le nuove prospettive dell’UE, come il Green Deal. Mentre era in corso il dibattito in Aula, questa mattina alcuni eurodeputati hanno organizzato una protesta fuori dal Parlamento di Strasburgo per denunciare la tendenza al Greenwashing della PAC, come scrive Eleonora Evi (Verdi Europei) su Twitter.
IL RE È NUDO.
La riforma della #PAC é solo #greenwashing.
Spacciata come riforma verde in realtà mantiene lo status quo, soldi ad #agrobusiness.Insieme ai colleghi @GreensEFA e ai colleghi @euroecolos stamattina per celebrare il funerale della #agricolturabiologica contadina. pic.twitter.com/3OYhRSnThU
— Eleonora Evi (@EleonoraEvi) November 23, 2021
Dopo i risultati del voto, aggiunge che il blocco politico dei partiti italiani “di centro-destra, PD e 5 Stelle si sono resi complici della più vergognosa delle politiche di greenwashing, dando una mano di verde allo status quo e posticipando al 2027 qualsiasi speranza di avviare la transizione ecologica del settore agricolo”. Conclude che “questo voto è uno schiaffo all’ambiente, al clima, ai piccoli agricoltori e al Green Deal europeo, perché di fatto consegna un assegno in bianco alle grandi industrie dell’agribusiness”.
Prossimi passi
Dopo l’ultimo step formale per l’entrata in vigore della PAC, ora tutti gli occhi saranno puntati sugli Stati membri che dovranno presentare entro il 31 dicembre prossimo i loro piani strategici nazionali, attraverso i quali stabiliscono come intendono raggiungere i nove obiettivi della PAC a livello dell’UE e come intendono allinearsi con il patto verde per l’Europa. Il 2022 sarà un anno di transizione in cui la Commissione Europea dovrà approvare i piani strategici e gli Stati dovranno capire come metterli in pratica entro il primo gennaio 2023, quando la PAC sarà formalmente in vigore.