Bruxelles – La socialdemocrazia è alla guida del maggior numero di governi in Europa e non è possibile che sia estromessa dalla leadership dell’Unione proprio nel biennio che precede le elezioni europee, dunque al gruppo dei Socialisti&Democratici spetta la presidenza del Parlamento europeo anche nella seconda metà della legislatura.
Precisando di “non parlare per me stesso” David Sassoli è esplicito e diretto nel suo intervento alla riunione del gruppo S&D del Parlamento europeo che deve decidere la posizione da prendere in vista del rinnovo delle cariche parlamentari, alla fine del prossimo gennaio. E’ anche evidente che il candidato, se i socialdemocratici decideranno per questa linea, non può che essere lui.
“Arriviamo a questa scadenza con risultati importanti alle nostre spalle grazie alla leadership socialdemocratica nel Parlamento Europeo. Oggi abbiamo la possibilità di uscire dell’incubo del rigore”, ha rivendicato Sassoli parlando ai colleghi, ai quali ha detto: “Non siamo qui a parlare di me. Sono al servizio del mio gruppo. Ma non possiamo permetterci di portare questo Parlamento alle elezioni con una coalizione a trazione conservatrice“. Il prossimo presidente del Parlamento sarà quello che guiderà l’Eurocamera alle prossime elezioni del 2024.
Per Sassoli, perdere la guida dell’istituzione eletta direttamente dai cittadini “sarebbe un errore politico in un momento in cui in Europa siamo in vantaggio come famiglia politica. Non è accettabile farci portare alle elezioni europee da un circolo di conservatori”.
Il ragionamento è comunque all’interno di una scelta politica storica: “Noi crediamo nelle alleanze – ha specificato -: nessuno è autosufficiente e noi dobbiamo guidare queste alleanze”.
“Oggi non siamo qui per scegliere un candidato – ha sottolineato Sassoli -. Siamo qui a scegliere una politica! E i socialisti non possono essere emarginati. Siamo in un tempo nuovo. Affrontiamolo con coraggio”.
Il presidente ha anche di fatto aperto la campagna elettorale del 2024: “Non siamo qui per aspettare le elezioni europee ma per vincerle – ha esortato -. Abbiamo la possibilità di guidare una coalizione, per far partire il negoziato ed essere protagonisti”.
Tra i primi a rispondere Ismail Ertug, dell’SPD e vice presidente del gruppo S&D, il quale ha accolto la proposta: “David, siamo al 100 per cento con te”, ha detto nel suo intervento.
Secondo Frans Timmermans, massimo esponente della famiglia socialdemocratica nella Commissione europea, “il Parlamento europeo è sovrano. Non c’è nessun motivo per cui un patto fatto due anni fa sia da ostacolo. Dobbiamo essere più sicuri del nostro ruolo politico. Noi siamo in crescita e i conservatori stanno perdendo terreno”.
I popolari però rivendicano quel posto, in virtù di un tradizionale “patto” in base al quale la presidenza del Parlamento si alterna nei due mandati di due anni e mezzo, nel quadro di una divisione più generale delle principali cariche istituzionali, che vedono ora una popolare, Ursula von der Leyen, alla guida della Commissione e un liberale, Charles Michel, a quella del Consiglio.
Secondo Patrizia Toia però “i primi a trasgredire l’accordo sono i stati popolari con il cambio all’Eurogruppo (il PPE impose Paschal Donohoe alla presidenza, incarico che secondo i patti spettava alla socialista spagnola Nadia Calvino.ndr). E oggi è un altro mondo rispetto a due anni fa”, quando, tra l’altro, i popolari guidavano una larga maggioranza di governi europei, mentre ora ne guidano solo una manciata, e nessuno dei Paesi più grandi, nei quali i popolari non sono neanche nella coalizione di maggioranza, come è invece il PD (cui appartiene Sassoli) in Italia.
Ovviamente si sono schierate con Sassoli le eurodeputate italiane. Secondo Simona Bonafè “il Parlamento è stato protagonista grazie al presidente Sassoli. Ora non possiamo permetterci di spostare equilibri politici in favore dei conservatori”.
“Il PPE perde terreno in Europa. Il vertice del Parlamento non può tornare ai popolari”, ha chiarito Alessandra Moretti.