Bruxelles – L’appuntamento per conoscere il destino della legge sui mercati digitali (DMA) dell’UE è lunedì prossimo, 22 novembre. A margine della sessione plenaria, gli eurodeputati della commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) del Parlamento Europeo voteranno il testo con gli emendamenti di compromesso, dopo l’intesa raggiunta sugli aspetti più controversi del regolamento.
Se la relazione a firma Andreas Schwab (PPE) passerà in commissione IMCO lunedì prossimo con tutti gli emendamenti, dovrà ricevere il via libera dal voto in sessione plenaria dell’Eurocamera, prevedibilmente già a dicembre. Solo a quel punto potranno iniziare i negoziati con il Consiglio dell’UE, per trovare un’intesa finale tra co-legislatori sul Digital Markets Act.
Il primo punto su cui è stato trovato un compromesso tra i gruppi politici (in particolare tra popolari e socialdemocratici) in commissione è stato il target di piattaforme che saranno oggetto della nuova legge UE sui mercati digitali. Se nella proposta originaria erano stati considerati solo gli attuali attori-chiave del mercato – Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft – la spinta dei progressisti ha portato a fissare una soglia che permetta di allargare lo spettro in caso di cambiamenti dell’ambiente digitale: 8 miliardi di euro di fatturato e 80 miliardi di euro di capitalizzazione azionaria.
Per identificare i gatekeeper (le piattaforme che possono controllare l’accesso al mercato secondo criteri qualitativi o quantitativi), la legge sui mercati digitali includerà tutte le aziende che abbiano almeno una sede in un Paese membro dell’UE. La lista, che inizialmente comprendeva piattaforme di e-commerce e di condivisione video, motori di ricerca, social media, sistemi operativi, cloud e servizi di messaggistica, è stata allargata anche ad assistenti virtuali e smart TV.
A livello di antitrust, il compromesso tra eurodeputati ha previsto di inserire disposizioni contro le cosiddette killer acquisition, vale a dire acquisizioni di società emergenti da parte delle aziende che dominano il mercato digitale per eliminare alla radice il problema di nuovi concorrenti. La Commissione UE potrebbe imporre limitazioni temporanee sulle fusioni alle piattaforme che in precedenza hanno ignorato “sistematicamente” le regole di concorrenza del Mercato interno.
Sempre sul piano delle sanzioni, in caso di violazione “sistemica” della legge sui mercati digitali, l’intesa tra eurodeputati inasprisce il regime che potrà essere applicato dalla Commissione UE: la multa minima per “non-conformità” è fissata al 4 per cento del fatturato annuale della Big Tech, fino a un massimo del 20 per cento superate le due violazioni.
Infine, in attesa della proposta dell’esecutivo UE di vietare il microtargeting politico online sulla base dei dati sensibili degli utenti, in commissione IMCO si cercherà di far avanzare il divieto di pubblicità mirata nella legge sui servizi digitali. Questo è stato uno dei punti di scontro più intenso tra socialisti-Verdi e popolari-liberali, con il primo fronte che propone di escludere tutti gli annunci che si basano sulla sorveglianza invasiva degli utenti, e il secondo che lo ritiene sproporzionato e dannoso per le piccole aziende. Alla fine il divieto totale riguarderà solo i minori, anche se le piattaforme non saranno ritenute responsabili nel caso in cui l’utente menta sulla propria età. Per gli adulti saranno permessi annunci mirati sulla base del consenso esplicito, ma sarà limitato il trattamento dei dati sensibili (origine etnica, opinioni religiose e politiche, stato di salute, orientamento sessuale).