Bruxelles – L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) potrebbe rendere pubblico già “entro la fine della prossima settimana” il suo parere scientifico sull’uso del vaccino anti-COVID di Pfizer e BioNTech per i bambini tra i 5 e gli 11 anni, una valutazione che ha iniziato alla fine di ottobre. Lo ha detto oggi (18 novembre) nel punto virtuale con la stampa Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini dell’EMA, spiegando che l’agenzia di Amsterdam ha fatto in modo di accelerare il processo di valutazione ed è “a buon punto” per pubblicare il parere. Inizialmente aveva previsto due mesi di tempo. Il vaccino sviluppato dalla partnership farmaceutica statunitense-tedesca è attualmente autorizzato sopra i 12 anni di età.
Il tradizionale incontro con la stampa è l’occasione per Cavaleri per ribadire che l’Europa è nel pieno della quarta ondata della pandemia e i tassi di ospedalizzazione e il numero di pazienti non vaccinati in terapia intensiva “sono in aumento in quasi tutti gli Stati membri”. Segue l’appello a vaccinarsi, soprattutto rivolto agli Stati membri con tassi di vaccinazione “inaccettabilmente bassi. “Dobbiamo riuscire a ridurre la diffusione del virus”. La maggior parte di casi gravi della malattia contratta dal Coronavirus è diffusa “nelle persone non vaccinate. Molti Paesi dell’UE – ha aggiunto – hanno una quantità elevata di persone ancora non vaccinate, che hanno maggiori probabilità di andare in ospedale e soffrire di malattie gravi. Dovremmo colmare il divario tra vaccinati e non vaccinati”, ha ammonito. Anche dopo il superamento del target complessivo del 70 per cento di popolazione adulta vaccinata, l’UE non riesce a far fronte a un forte divario immunitario tra Paesi ma anche tra fasce di popolazione in quelli dove l’immunizzazione è già avanti.
Dopo un primo approccio molto lento dell’EMA sulla terza dose di richiamo dei vaccini – che molti Stati membri hanno iniziato a somministrare anche senza un via libera ufficiale dell’Agenzia – Cavaleri riconosce che la cosiddetta dose booster (aggiuntiva) “giocherà un ruolo importante nelle strategie di vaccinazione” degli Stati membri.
I dati mostrano che le dosi di richiamo “ripristinano la protezione contro l’infezione e la malattia” della COVID-19. Dati preliminari positivi anche a supporto di “strategie di mix and match“, ovvero la pratica di somministrare una dose di richiamo con un vaccino diverso rispetto a quello usato per la vaccinazione primaria. Anche qui molti Stati membri, come l’Italia, lo stanno già facendo indipendentemente dal parere dell’EMA, ma gli studi di quest’ultima stanno anche esaminando intervalli di somministrazione inferiori ai sei mesi standard. “Prevediamo di giungere a una conclusione in merito entro la fine di novembre”, assicura Cavaleri.