Bruxelles – L’Ungheria voleva fermare Soros, e adesso la Corte di giustizia dell’UE ferma l’Ungheria. La legge ‘anti-Soros’ viola le regole dell’UE. Nel giugno 2018, con il pacchetto legislativo denominato “Stop Soros”, l’Ungheria ha reso più difficili le condizioni per l’accesso alle procedure di protezione internazionale e per lo svolgimento delle attività di consulenza e orientamento a favore dei richiedenti tale protezione. Ritenendo che tale pacchetto legislativo violi le norme dell’Unione in materia di accoglienza, la Commissione ha portato il caso dinanzi alla Corte.
“L’Ungheria ha violato il diritto dell’Unione”, sostengono i giudici di Lussemburgo nella sentenza sul caso. Punendo penalmente l’attività organizzativa finalizzata all’aiuto e all’orientamento, è stata violata la direttiva contenente norme sull’accoglienza. Non solo. Per come è concepita la legge anti Soros “limita i diritti di avere accesso ai richiedenti protezione internazionale e di comunicare con questi ultimi”.
Al governo Orban si fa presente che la prestazione di assistenza al fine di presentare o inoltrare una domanda di asilo in uno Stato membro “non può essere considerata” un’attività che facilita l’ingresso o il soggiorno irregolari di un cittadino di un paese terzo in detto Stato membro, per cui la configurazione come reato istituita dalla normativa ungherese “non costituisce una misura idonea a perseguire un siffatto obiettivo”.
Le normative ungheresi non sono adatte allo scopo, e sono in violazione delle regole comuni. La Commissione adesso può intervenire, e riaccendere lo scontro mai superato con le autorità ungheresi.
“La sentenza invia un messaggio inequivocabile”, e cioè che “la campagna di intimidazione del governo ungherese, rivolta a coloro che difendono i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo, non può e non sarà tollerata”, commenta David Vig, direttore di Amnesty International Ungheria. “È ora che il governo ungherese attui la decisione della corte e ritiri immediatamente questa legge vergognosa”. Inoltre, continua l’attivista, “esortiamo il governo a garantire un ambiente in cui le ONG e gli attivisti possano svolgere liberamente il loro lavoro essenziale senza essere intimiditi”.