Bruxelles – È da un anno che in Bulgaria si parla di cambiamento, ma mai come in questo caso può essere considerata la parola più azzeccata per descrivere il risultato delle terze elezioni parlamentari da aprile a oggi. A sorpresa, il partito anti-corruzione fondato da due laureati ad Harvard, Noi continuiamo il cambiamento, si proietta a vincere la tornata elettorale per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale tenutasi ieri (domenica 14 novembre), in parallelo con quella per la scelta del nuovo presidente della Repubblica.
Stando ai risultati parziali diffusi dalla commissione elettorale (60,95 per cento delle schede scrutinate), la nuova forza politica è il primo partito nel Paese con il 25,36 per cento dei voti, seguita a ruota dal partito conservatore GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) del premier uscente, Boyko Borissov, al 22,17. Il Movimento dei Diritti e delle Libertà (centrista, che rappresenta gli interessi della minoranza turca) ha conquistato 14,02 punti percentuali e il Partito Socialista Bulgaro (BSP) 10,25, mentre ha subito un crollo verticale C’è un popolo come questo (ITN), il movimento populista fondato dallo showman Slavi Trifonov. Se alle elezioni dello scorso luglio si era affermato come seconda forza del Paese a un solo punto da GERB (24,08 per cento), quattro mesi più tardi rischia di non andare nemmeno in doppia cifra (9,75). Allarmante la partecipazione del corpo elettorale: ieri meno del 40 per cento degli aventi diritto al voto si è recato alle urne.
Il risultato di queste elezioni in Bulgaria ha colto di sorpresa sondaggisti e analisti politici, che avevano previsto una forte affermazione di Borissov, con Noi continuiamo il cambiamento al terzo posto dietro ai socialisti. Al contrario, il movimento fondato da Kiril Petkov e Assen Vassilev, imprenditori laureati all’Università di Harvard, si è affermato alle urne anche grazie alla credibilità nella sfera dell’anti-corruzione che i due leader si sono guadagnati come ministri ad interim dell’Economia e delle Finanze nel governo provvisorio di Stefan Yanev (maggio-settembre 2021). Petkov e Vassilev sono anche vicini al presidente della Repubblica, Rumen Radev, in corsa per la conferma già al primo turno delle presidenziali svoltesi in contemporanea con le elezioni parlamentari. Indipendente, in carica dal 2017, Radev è un forte oppositore di Borissov e anche la sua prestazione elettorale (49,15 per cento) può leggersi in ottica di supporto alle politiche anti-corruzione e di protesta contro il partito conservatore GERB.
Petkov, candidato premier per Noi continuiamo il cambiamento, ha già annunciato che inizierà le trattative post-elezioni per formare una coalizione con i partiti che condividono la stessa linea politica di modernizzazione e di trasparenza nella vita pubblica della Bulgaria. Di certo c’è solo l’esclusione di ogni collaborazione con i conservatori di Borissov, indicati come i principali responsabili degli scandali di corruzione nel Paese. Un altro tema-chiave che dovrà essere affrontato è la pandemia COVID-19 (il Paese ha una media di 22,8 decessi ogni milione di abitanti, rispetto alla media UE di 3,1) e il tasso di vaccinazione più basso di tutta l’Unione Europea, pari al 22,8 per cento della popolazione vaccinabile (nell’UE è del 65,2).
Sul fronte della politica estera, ci si aspetta molto dalla nuova coalizione per quanto riguarda la questione del veto di Sofia sui negoziati di adesione all’Unione Europea della Macedonia del Nord. Petkov non ha parlato di tempistiche per un cambiamento di rotta in seno al Consiglio dell’UE, ma ha affermato che “per risolvere i problemi non bastano gli storici, ma bisogna includere anche i migliori imprenditori“. A Skopje rimane alta l’attesa per lo sblocco dello stallo e l’apertura dei capitoli negoziali di accesso all’UE, mentre da due settimane è in corso una crisi di governo che potrebbe cambiare gli equilibri politici anche della Macedonia del Nord.